È di ieri la notizia della madre licenziata nello stabilimento Ikea di Corsico. Messa alla porta dal megastore milanese perché non riusciva a conciliare lavoro e famiglia. Marica Ricutti, questo il nome della donna, aveva bisogno di due ore la mattina per prendersi cura dei suoi due figli: uno di questi, il più piccolo, è disabile.
Eppure l’azienda svedese ha considerato il licenziamento una giusta conseguenza, nonostante la donna godesse della legge 104, che dovrebbe garantire al lavoratore dipendente permessi retribuiti per assistere un parente disabile. «Secondo Ikea era venuto meno il rapporto di fiducia, perché non ce la facevo a lavorare dalle 7 del mattino in un nuovo reparto e allora avevo ripreso a fare i miei vecchi orari, iniziando alle 9», ha raccontato Marica all’Huffington Post.
«Una vicenda mortificante per tutte le donne madri», ha denunciato Annamaria Furlan, segretaria nazionale della Cisl. Parole che ricadono sugli ultimi dati Istat, che fotografano un’Italia in crisi di nascite: dal 2008 ci sono stati 100 mila bambini in meno.
E allora le difficoltà di Marica si potrebbero ricollegare al problema dell’Italia. Un Paese che non riesce a conciliare la vita lavorativa con la genitorialità. «Mancano politiche di sostegno, strutture, ma anche un aiuto maggiore da parte del partner e una cultura più baby friendly. Se si uniscono tutti questi tasselli allora si potrebbe spiegare le difficoltà di un Paese senza fiducia», spiega Adele Menniti, dell’Istituto di ricerche sulle popolazioni del Cnr.
Marica Ricutti ha da subito ricevuto il sostegno dei suoi colleghi con uno sciopero in azienda di due ore. Ora la vicenda passerà al Parlamento: Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati Pd, ha presentato un’interrogazione per indagare sul caso. «Una vicenda su cui dev’essere fatta chiarezza, proprio nel giorno in cui arrivano i dati sulla natalità», ha dichiarato Di Salvo.