Rapporti sempre più tesi tra Mosca e Washington. Ora la guerra fredda tra le due superpotenze si gioca sul filo dell’informazione. Dopo le restrizioni imposte dagli Stati Uniti alle testate Russia Today e Sputnik accusate di “propaganda russa all’estero”, è arrivata puntuale la controffensiva del Cremlino.
Putin ha firmato nei giorni scorsi un decreto, votato a tempi di record dalla Duma e ratificato dal Senato, in cui le testate giornalistiche che operano sul territorio russo e che ricevono fondi dall’estero potranno essere considerate come “agenti stranieri”. I primi che potrebbero essere colpiti da questa nuova legge bavaglio sono i grandi network Usa con sede in Russia, come Voice of America e Radio Liberty, finanziate dal governo americano. La legge approvata consente un’applicazione piuttosto discrezionale da parte dell’esecutivo. Il vice presidente della Duma, Piotr Tolstoi, ha assicurato infatti che i corrispondenti non ne saranno toccati. Nel dettaglio, il decreto prevede che a rischiare di essere denunciati saranno “persone giuridiche e non” che ricevono fondi da “governi, organizzazioni internazionali o individui stranieri”. Ora la palla passa al ministero della Giustizia, che dovrà decidere quali media stranieri saranno colpiti da questa nuova censura, che arriva dopo quella analoga applicata alle Ong estere. Nel mirino, dunque, potrebbero finire non solo le testate americane, ma anche quelle europee, inasprendo ulteriormente la politica di Putin nel soffocare i media critici che operano nel Paese.
Dall’altra parte dell’oceano continua lo scontro del Presidente Usa sulle notizie bufala. In questi giorni Trump è tornato ad attaccare la Cnn, additandola come la principale fonte di fake news all’esterno dei confini americani. “Rappresenta molto male la nostra nazione davanti al mondo, che non distingue la verità da quello che raccontano loro”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti.