La crisi economica non risparmia la cultura e le librerie indipendenti sembrano essere le vittime sacrificali. In un periodo in cui si cerca di dare nuovo slancio all’editoria e si discute del futuro “digitale” del libro, aumenta il numero dei piccoli “negozi della cultura” costretti alla chiusura; nel silenzio generale. Non sono bastati lo stile sobrio, la cura del cliente e l’attenta selezione dei titoli.
Le cause: costi d’affitto troppo alti e la monopolizzazione del mercato da parte dei cosiddetti “supermarket del libro”; le grandi catene che, in controtendenza rispetto alle proprie “sorelle minori”, godono di un discreto benessere. Non è neanche servitala Legge Leviche, limitando (al 15%) gli sconti sui libri, aveva fatto sperare i piccoli esercenti in un cambio di rotta.
Girando per le strade dei quartieri di Roma lo spettacolo è desolante; saracinesche abbassate laddove, fino a poco tempo prima, si cercava di “stimolare la mente”; spazi, nella migliore delle ipotesi, rimpiazzati da pub, vinerie e boutique d’abbigliamento.
I nomi sono eccellenti: Croce, Bibli, Flexi; luoghi storici che ormai fanno parte del passato. E chi ancora non si è arreso non se la passa certamente bene.
La vicenda più controversa è certamente quella di Bibli; il famoso caffè letterario di Via dei Fienaroli, nel cuore di Trastevere, ha chiuso i battenti l’anno scorso anche se, ultimamente, qualcosa sembra essersi mosso.
Corso Vittorio Emanuele: cambia la zona, non la situazione; in questo caso a rimetterci una vera e propria istituzione: l’antica libreria Croce. Fondata nel lontano 1945 da Remo Croce, la libreria era negli anni diventata il principale salotto culturale della Capitale; una chiusura, avvenuta nel novembre scorso, che avrebbe dovuto fare rumore; niente di tutto ciò. Una situazione simile a quanto avvenuto per un’altro “simbolo” romano: la libreria Remainders di Piazza San Silvestro, chiusa oramai da un paio d’anni.
Stesso scenario anche nelle zone attualmente considerate più vivaci dal punto di vista culturale: San Lorenzo e il Pigneto. E’ di poche settimane fa la notizia della chiusura di “Fuori Le Mura”, grande spazio nel principale quartiere universitario, divenuto nel tempo punto di confronto e diffusione dei saperi. Una sorte cui sta cercando di fuggire “L’Eternauta” che, schiacciata dalle difficoltà economiche, ha lanciato un accorato appello agli abitanti di un quartiere, il Pigneto, che della valorizzazione dell’arte in tutte le sue forme ne ha fatto una bandiera.
Resiste anche “Amore e Psiche”, a due passi dal Pantheon; dopo vent’anni la proprietà ha richiesto i locali e, al suo posto, tra poco potrebbe sorgere un centro benessere; i titolari non vogliono cedere, consapevoli che, con la chiusura, verrebbe a mancare nel centro di Roma un altro importante tassello del mosaico culturale capitolino; anche perchè, al contrario di altre realtà, “il problema non è di tipo economico ma squisitamente commerciale – come conferma Annalina Ferrante, una delle amministratrici della libreria – fortunatamente a noi gli affari vanno bene. Segno che la gente continua ad amare le letture di qualità”.
Questi sono solo alcuni esempi; sarebbe lunghissimo l’elenco di chi, tra enormi difficoltà, continua a portare avanti quella che sta diventando una “missione impossibile”.
L’auspicio è che le istituzioni intervengano per salvare una parte significativa del nostro patrimonio culturale, schierandosi al fianco di chi quotidinamente lo tutela.
Sembra che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma si stia iniziando a muovere in questo senso.
Marcello Gelardini