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Emergenza carceri problema non solo italiano: Antigone lancia un Osservatorio Europeo

di Marcello Gelardini08 Febbraio 2013
08 Febbraio 2013

Unire le forze per tentare di risolvere l’emergenza carceri; un problema che non riguarda solo l’Italia ma, al contrario, coinvolge la maggior parte dei paesi membri dell’Unione Europea. Su queste basi nasce il primo Osservatorio indipendente sulle condizioni di detenzione in Europa.

I rappresentanti degli otto Paesi per il momento coinvolti (Francia, Regno Unito, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Spagna) si sono incontrati a Roma tra il 5 e il 7 febbraio scorsi ospitati da Antigone, l’associazione che da anni cerca di tenere il polso di una crisi sempre più profonda, ed hanno elaborato un rapporto che vuol essere prima di tutto uno sguardo d’insieme sui diversi sistemi penitenziari.

I numeri della crisi. Il quadro che emerge non è dei più incoraggianti: oltre 600mila detenuti nella Ue, sovraffollamento record praticamente in tutti gli Stati interessati dallo studio (Italia tristemente al primo posto con circa 140 detenuti ogni 100 posti disponibili), incapacità da parte di molti governi di elaborare misure alternative che scarichino peso dalle carceri (da noi, ad esempio, arriva al 40% la quota di chi si trova in cella “solamente” in custodia cautelare mentre è di appena 33 persone su 100mila detenuti la porzione di chi sconta la propria pena al di fuori delle mura del carcere), tassi di mortalità elevati quasi dappertutto.

Istituzioni europee al centro. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Criminal Justice Programme, è diretto e supervisionato da Mauro Palma, fondatore di Antigone e Presidente del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura, e si avvale della collaborazione di università e osservatori specializzati presenti nei diversi Paesi aderenti; l’idea è quella di guardare a realtà molto diverse tra loro per elaborare strategie comuni che siano efficaci ed incoraggiare i governi ad adottare gli strumenti più adatti a migliorare l’avvenire del “pianeta carceri”.

Progetti il futuro. Un passaggio che non può però avvenire senza una maggiore condivisione a livello comunitario; per questo quelli dell’Osservatorio sono già al lavoro per allargare il proprio punto di vista, tentando di coinvolgere anche Paesi di altre aree geografiche (partendo dalla Scandinavia, regione ancora poco “esplorata”); perché solo con la collaborazione di tutti i 27 stati membri dell’Ue si può sperare di costruire qualcosa.

Marcello Gelardini

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