I tassisti di tutta Italia incrociano le braccia fino alle ore 22 di questa sera. Ancora una volta, i nemici numero uno, l’oggetto della protesta, sono Uber e gli Ncc: «Un insopportabile abusivismo che si sta trasformando in un vero e proprio caporalato digitale». L’accusa al governo è quella di aver deregolamentato il trasporto pubblico non di linea, a vantaggio dei servizi concorrenti come Uber, danneggiando il servizio taxi.
A febbraio la protesta era durata più di cinque giorni, con enormi disagi nelle città fino a quando i rappresentanti dei tassisti avevano concordato con il governo l’emissione entro trenta giorni di un decreto attuativo, che avrebbe dovuto regolamentare definitivamente il comparto in Italia. Decreto presentato però con forte ritardo e non ritenuto sufficiente dai tassisti.
«Le proposte che il governo ci ha presentato sono irricevibili soprattutto per quanto riguarda il principio della territorialità e il rientro in rimessa per gli Ncc», spiega Valter Drovetto, vicesegretario dell’Ugl Taxi. «L’obiettivo che il governo intende raggiungere – ribatte il viceministro dei Trasporti, Riccardo Nencini – è regolare il mercato perché i servizi resi ai cittadini siano più efficienti e più adeguati alla domanda».
Ad ogni modo, fa sapere Nencini, il governo sta valutando la possibilità di concedere incentivi pubblici per la realizzazione di piattaforme tecnologiche direttamente da parte degli operatori di settore, fermo restando l’impossibilità di bandire completamente le piattaforme, come richiesto dai tassisti.
L’adesione nelle principali città italiane è stata finora molto elevata: totale a Genova, dove i tassisti hanno allestito anche dei punti di informazione per spiegare le ragioni della loro protesta. Anche città come Milano, Trieste e Palermo hanno registrato un’astensione da parte dei tassisti superiore al 90%, scatenando la rabbia degli utenti.
di Antonio Scali e Valerio Toma