Prove generali da premier per Luigi Di Maio. La scalata verso l’esecutivo lo ha portato negli Stati Uniti, dove il candidato alla presidenza del Consiglio è andato a rafforzare l’immagine del Movimento 5 Stelle. Martedì Di Maio ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato nella Santa Sede che si trovava nella capitale Usa per le celebrazioni del centenario della conferenza episcopale americana.
“Leggiamo tante cose su di voi…” gli ha detto Parolin, come a voler stemperare l’imbarazzo di uno spiacevole precedente in cui Grillo aveva paragonato il Movimento alla Chiesa di Francesco. Mentre Di Maio presentava il programma di governo dei 5 stelle su temi come scuola, energia, agricoltura, il Cardinale gli ricordava le sue preoccupazioni sulle politiche familiari e l’immigrazione.
“Esco da questi colloqui molto soddisfatto, soprattutto per la cordiale accoglienza che abbiamo ricevuto e per l’interesse sincero che i rappresentanti del governo americano e lo stesso Scalise hanno manifestato nei confronti del Movimento 5 Stelle e delle nostre proposte”, racconta Di Maio sul blog di Grillo. Nel corso di questi giorni, il candidato premier pentastellato ha anche avuto modo di chiarire la sua posizione del Movimento riguardo la Nato: “Non siamo filorussi. Ho spiegato che non mettiamo in discussione la nostra permanenza nella Nato, ma vogliamo che la nostra voce venga ascoltata perché le cose che non ci vanno bene sono molte e si possono cambiare” ha detto Di Maio che però non si è espresso sull’articolo del New York Times a firma di Beppe Servegnini in cui si dice di lui: “Anche se non ha mai completato i suoi studi e non ha mai fatto un vero lavoro, il signor Di Maio sarà il candidato del partito a marzo per primo ministro. I sostenitori di cinque stelle sono chiaramente come lui, ma il resto dell’Italia è perplesso.”