“Oscureremo il voto”. Questo l’annuncio congiunto, tramite una nota, di Snag Confcommercio, Sinigai-Cgil e Usiagi-Ugi, le Organizzazioni Sindacali dei rivenditori dei quotidiani e periodici. Le serrande delle edicole,infatti, saranno chiuse il 24, 25, 26 febbraio in pieno week end elettorale e la scelta dei giorni non è casuale. Le associazioni vogliono richiamare l’attenzione sul grave stato di crisi in cui versa la categoria, sottolineando che “tra le cause ci sono l’assenza di regole certe- richieste con forza e ripetutamente- al Governo e alla Federazione Nazionale Stampa Editori Giornali (Fieg); la mancata riforma dell’editoria e la mancata apertura del confronto per il rinnovo dell’Accordo Nazionale sulla vendita dei giornali quotidiani e periodici”. I dati che i sindacati forniscono sono preoccupanti: negli ultimi anni, in Italia, hanno chiuso già 10.000 edicole, con conseguente perdita del lavoro per oltre 20.000 persone. Numeri che potrebbero aumentare, fino ad arrivare a 30.000, nei prossimi mesi se qualcosa non si muoverà.
Guadagno edicole. Il guadagno dei rivenditori di giornali avviene secondo le seguenti tariffe:
– variabile fra il 19 e il 21% del prezzo di copertina di tutte le pubblicazioni, comprese le video e – musicassette allegate a quotidiani e periodici;
– pari al 24% del prezzo di copertina dei libri;
– al 3,5% del prezzo delle tessere telefoniche e di quelle Viacard (entrambe le tessere possono però essere vendute esclusivamente dagli edicolanti che abbiano la partita Iva);
– variabile fra il 3,5 e il 5% del prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici.
Ma la prospettiva di profitto per gli edicolanti è destinata a scendere per colpa delle liberalizzazioni introdotte dal governo Monti nello scorso anno.
Liberalizzazioni. Dal 2012 posso vendere quotidiani e periodici anche i bar autorizzati alla vendita di monopoli, ma anche altri esercizi commerciali. Inoltre, sono state agevolate le procedure per l’apertura di nuove edicole: per aprire un’edicola bisognava ottenere delle concessioni basate su alcuni requisiti come densità della popolazione, caratteristiche urbanistiche e sociali delle zone, entità delle vendite di quotidiani e periodici negli ultimi due anni, condizioni di accesso ed esistenza di altri punti vendita. Questo permetteva ai vari edicolanti di tenersi “ a debita distanza”, e di far fidelizzare i propri clienti. Con i cambiamenti avvenuti nello scarso anno, questo regime si applicherà solo per tutelare zone di pregio artistico, storico, architettonico e ambientale, prescindendo dunque da considerazioni di natura economica. In tutti gli altri casi, sarà sufficiente presentare una dichiarazione d’inizio attività.
E se è anche vero che ora gli edicolanti possono vendere qualsiasi prodotto e applicare sconti sulla merce, questo non è servito a tirare su le sorti della categoria. Sorti che, con questo sciopero, i sindacati tentano di cambiare.
Francesca Ascoli