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HomeCultura Tradotto in italiano il “Trattato sui terremoti”, testo del ‘600 di Longobardo

Tradotto in italiano
il "Trattato sui terremoti"
testo del '600 di Longobardo

La curatrice Silvia Toro a Lumsanews:

"Attualissimo il suo occhio scientifico"

di Gloria Frezza14 Novembre 2017
14 Novembre 2017

“Credo che il futuro sia di nuovo il passato, che entra attraverso un altro ingresso” diceva Arthur Wing Pinero, drammaturgo inglese morto negli anni Trenta. Ed è questo che sta forse succedendo ora. In concomitanza con il tragico sisma che ha causato la morte di 445 persone in Iran, esce per la prima volta in italiano il “Trattato sui terremoti” di Nicola Longobardo. Gesuita originario di Caltagirone, Longobardo (detto “Cola”) nacque nel 1565 e arrivò in Cina come missionario nel 1597. Il “Trattato” infatti, pubblicato da Edizioni Dehoniane Bologna, è stato scritto per intero in cinese e viene restituito all’Italia grazie alla puntuale traduzione di Silvia Toro, sinologa che ne ha studiato il manoscritto alla Biblioteca Nazionale francese.

Il volume, che sarà presentato ai Musei vaticani giovedì 16 novembre, vide la luce a Pechino nel 1626, dopo un violentissimo terremoto che mise in ginocchio la città cinese. Longobardo lo scrisse, intitolandolo “De Terrae Motu”, ripensando al sisma che nel 1542 rase al suolo la sua Caltagirone. Lo sguardo del missionario è totalmente pragmatico: egli si proponeva di trovare una motivazione scientifica ai movimenti tellurici, che fosse più credibile delle leggende che parlavano di un drago capriccioso che viveva nelle acque, o di un pescegatto catturato sotto la pietra del dio Kashima che generava un sisma quando riusciva a sfuggirgli.

Fino ad allora, i cataclismi naturali in Cina erano in larga parte attribuiti all’incapacità dell’Imperatore nel comunicare con le divinità, mettendo così costantemente in pericolo l’autorità politica. «Conoscere le ragioni scientifiche era una priorità» spiega Silvia Toro, che intervistata da Lumsanews racconta come questo libro sia la versione narrativa della sua tesi di laurea magistrale: “Niccolò Longobardi e il suo trattato sul terremoto”, ultimata a Venezia. La Toro si era già interessata ai gesuiti, durante la sua triennale alla Sapienza di Roma, aveva infatti dedicato i suoi studi ad un altro missionario: Ludovico Buglio.

«Nessuno parla mai del Longobardo, nonostante avesse avuto un ruolo molto importante nella missione cinese. Tutti si concentrano su Matteo Ricci, suo predecessore come Superiore, sempre descritto come un supereroe nel dialogo Europa-Cina. Con il mio dottorato vorrei fare luce su questa figura, a lungo ignorata in favore di un’altra».

«L’elemento più straordinario e moderno del volume di Longobardo – spiega – è con quanta chiarezza il gesuita attribuisca una responsabilità umana a questi eventi “inspiegabili”. Un pensiero innovativo e attuale tanto nel Seicento quanto adesso.».

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