Per la prima volta in Italia il reato di associazione mafiosa viene contestato a un’organizzazione straniera. Accade a Palermo, dove ieri notte il gip ha rinviato a giudizio cinque componenti di una banda di cittadini nigeriani, mentre altri 14 hanno scelto il rito abbreviato. Gli imputati, nel processo che inizierà il 9 gennaio, dovranno rispondere a vario titolo anche di lesioni e violenza sessuale.
Tra i rinviati a giudizio figura anche il capo del clan, Festus Erhonmosele. La decisione del gip è arrivata dopo una vera e propria corsa contro il tempo. L’udienza, durata oltre dieci ore, si è conclusa proprio a ridosso della scadenza dei termini di custodia cautelare, evitando così la scarcerazione dei componenti della banda.
Il clan di nigeriani aveva come quartier generale Ballarò, sede di un famoso mercato storico palermitano. Ma annoverava anche alcune cellule in altre città italiane. Il blitz della polizia, che aveva portato al fermo degli accusati, faceva parte di un procedimento contro un’organizzazione mafiosa transnazionale, con base in Nigeria, chiamata Black Axe, “Ascia nera”. I nigeriani sono accusati di aver detenuto il controllo di una serie di attività economiche illecite, dalla riscossione di crediti allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di stupefacenti.
In seguito al blitz, uno degli arrestati ha deciso di collaborare con gli inquirenti. Così è stato possibile far luce su un’organizzazione basata su rigide regole fatte di “battesimi”, riti di affiliazione dei membri e precisi ruoli all’interno del sodalizio. Una condotta non dissimile da quella di Cosa nostra.