Dopo il voto di ieri, il Rosatellum bis subentra ufficialmente all’Italicum per la Camera e al Consultellum per il Senato. La nuova legge elettorale, ora in attesa di promulgazione da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, reintroduce un sistema misto proporzionale e maggioritario, già sperimentato con il Mattarellum tra il 1993 e il 2005.
(presentazione di Valerio del Conte)
I seggi. Alla Camera, 232 deputati saranno eletti in collegi uninominali, quindi con un solo candidato per coalizione: tra questi, sono compresi anche sei collegi in Trentino e uno in Val d’Aosta. Vincerà il candidato più votato. I collegi plurinominali, la cui definizione spetterà ad un decreto del governo, saranno suddivisi in listini con un minimo di due e un massimo di quattro candidati per coalizione. I 386 seggi previsti saranno assegnati con metodo proporzionale tra le liste e le coalizioni che avranno superato la soglia di sbarramento. I rimanenti 12 seggi spetteranno alla circoscrizione estero. Al Senato, 116 i collegi uninominali, 193 quelli plurinominali e 6 assegnati all’estero.
Le soglie di sbarramento. Per entrare in Parlamento, ogni lista dovrà superare il 3% dei voti validi. La soglia per le coalizioni sarà invece del 10%: al loro interno, però, almeno una lista dovrà comunque aver superato il 3%. I voti ottenuti dai partitini che non supereranno l’1% verranno dispersi, mentre quelli che otterranno un consenso compreso tra 1% e 3% saranno distribuiti tra i partiti della coalizione che hanno invece superato la soglia minima.
Le opzioni di voto. Una differenza rispetto al Mattarellum è la presenza di un’unica scheda sia per l’uninominale che per il proporzionale. Il Rosatellum infatti non prevede le preferenze. I nomi dei candidati scelti dai partiti saranno ben riconoscibili sulle schede. L’elettore esprimerà una sola preferenza: barrando il nome del candidato del collegio uninominale, e il voto verrà esteso anche al suo partito o alla coalizione a lui collegata, contribuendo al risultato nella parte proporzionale; se invece verrà tracciata una croce sul simbolo di uno dei partiti collegati al candidato di collegio, il voto sarà esteso anche a quest’ultimo. Niente voto disgiunto, dunque.
Il paracadute. Ciascun candidato potrà presentarsi solo in un collegio uninominale, ma contemporaneamente il suo nome potrà apparire anche in massimo cinque listini plurinominali. Gli sconfitti nella parte maggioritaria possono dunque nutrire speranze di elezione nella parte proporzionale.
Parità di genere. Per la parte proporzionale, nei listini bloccati i candidati dovranno alternarsi per genere. Nelle candidature uninominali, invece, nessun partito potrà presentare più del 60% delle candidature maschili o femminili. La soglia del 60% per ogni genere rimane anche per la posizione di capolista.
Le polemiche. La legge è stata approvata grazie al voto di Pd, Forza Italia, Lega, Area Popolare, Scelta Civica, Svp e all’appoggio dei verdiniani: secondo questa fetta di parlamentari il Rosatellum garantisce una quota di governabilità e la riconoscibilità dei candidati da parte degli elettori. Fortemente contrari Cinque Stelle, Mdp, Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana, secondo cui la nuova legge elettorale è «truffaldina», poiché favorisce i nominati dalle segreterie di partito lasciando poco spazio alla volontà dei cittadini.