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Zaia: "Chiediamo nove decimi tasse"

Soddisfatto anche Berlusconi

di Michela Eligiato23 Ottobre 2017
23 Ottobre 2017

È stata una vittoria schiacciante quella del Sì al referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto. La prima ad esultare è stata la Lega, con Matteo Salvini che ha dichiarato: “5 milioni di persone chiedono il cambiamento, alla faccia di Renzi che invitava a stare a casa”. Soddisfazione anche da Forza Italia, con Silvio Berlusconi che deve tener conto delle diverse anime dello schieramento di centrodestra di cui fa parte la Lega. Anche M5S e Pd hanno voluto ricordare che il quorum è stato raggiunto anche grazie alle loro indicazioni per il sì.

Veneto. Nella regione di Luca Zaia, il sì ha prevalso con il 91,1%, contro i no che sono stati l’1,9%. L’affluenza alle urne è stata pari al 57,2%. Belluno, con il 2,6% dei votanti, è stata la provincia che ha registrato il maggior numero di no, al contrario, i più convinti a votare per il sì sono concentrati nelle province di Vicenza e Verona. Il governatore del Veneto si è detto contento per il risultato e disposto al dialogo con il governo. “Noi chiediamo i nove decimi delle tasse – ha spiegato Zaia – quando il nostro progetto sarà pronto, incontreremo il Presidente del Consiglio”.

Lombardia. La stima del dato finale, diffuso solo alle 17 di ieri pomeriggio, sull’affluenza alle urne oscilla tra il 38-39%, dati che hanno fatto fatica ad arrivare a causa di numerosi disguidi delle voting machine. Il sì ha comunque stravinto, con una maggioranza pari al 95,38%. La Lombardia ha votato con tablet, contrariamente al Veneto, che ha votato con metodo tradizionale. Il governatore della regione, Roberto Maroni, è felice per i risultati raggiunti e in conferenza stampa, ha anche elogiato il sistema elettronico di voto che ha dato “grande soddisfazione”, al punto da far preparare una relazione dettagliata da far avere al ministro dell’interno Minniti, per farlo adottare nelle prossime votazioni politiche.

In Lombardia non era previsto un quorum, invece in Veneto era necessario il voto della metà più uno degli aventi diritto. Trattandosi di due referendum consultivi, i risultati non sono vincolanti e non avranno effetti immediati. L’autonomia, come indicato nella Costituzione, dovrà passare prima da un’intesa tra lo Stato e la Regione interessata. Accordo che potrebbe poi sfociare in una proposta di legge, che infine dovrà essere approvata all’unanimità dai due rami del Parlamento. Entrambe le regioni, comunque, potranno chiedere maggiori competenze nelle venti materie concorrenti, come lavoro, energie e infrastrutture, e in tre materie, che sono competenze esclusive dello stato: giustizia di pace, finanza pubblica e tributaria, tutela dell’ambiente e dei beni culturali.

Il negoziato dovrà avvenire all’interno dei limiti fissati dagli articoli 116 e 117 della Carta. Non è, quindi, in discussione far diventare Lombardia e Veneto Regioni a statuto speciale, come Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Per questo sarebbe necessario modificare la Costituzione.

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