Con un lungo discorso, durato tre ore e mezza, il presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping ha aperto oggi il diciannovesimo congresso del Partito Comunista, del quale è segretario generale. Fino al 24 ottobre si discuterà di diversi temi, soprattutto economici. In agenda c’è anche l’elezione di un nuovo Comitato centrale e la probabile, definitiva, affermazione dell’autorità di Xi Jinping sul partito e sullo stato.
Nel discorso inaugurale, davanti ad una platea di 2287 delegati, in rappresentanza degli oltre 89 milioni di iscritti al partito, Xi ha dichiarato che “le prospettive della Cina sono luminose, ma restano ancora sfide impegnative”. Uno degli obiettivi principali è quello di trasformare il paese, creando una “società moderatamente prospera” entro il 2020. Per fare questo, si punta a portare fuori dalla povertà altri 30 milioni di persone.
Il leader di Pechino ha previsto che il paese manterrà il tasso di crescita della sua economia a un livello-medio alto, ed ha aggiunto che la Cina “diventerà sempre più aperta e le barriere di ingresso agli investimenti stranieri saranno ulteriormente abbassate. La porta della Cina non sarà chiusa, ma si aprirà di più”. Xi ha anche parlato di continuazione del processo di liberalizzazione dei cambi e dei tassi d’interesse. Un quadro di riforme complesse, il cui completamento “non sarà una passeggiata nel parco” e che ha come traguardo finale “la costruzione di una grande e moderna nazione socialista”.
Xi Jinping, giunto a metà del suo decennale mandato presidenziale, essendo in carica dal novembre 2012, ha proseguito il suo discorso affermando che “il partito comunista cinese deve mantenere l’assoluto controllo sulle forze armate e un’ampia autorità centrale su Hong Kong e Macao”. Il presidente ha infine assicurato che il partito si opporrà a ogni azione che metta a rischio la leadership di Pechino.