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HomeCronaca Fatebenefratelli, donna attende sedici ore per un day hospital

Donna attende sedici ore
per un semplice day hospital
al Fatebenefratelli di Roma

È accaduto ad una giornalista

"Persa la mia dignità di madre"

di Rossella Melchionna17 Ottobre 2017
17 Ottobre 2017

Sedici ore di attesa per un’operazione di quindici minuti. È ciò che è accaduto a una giornalista, Francesca Robertiello, al Fatebenefratelli di Roma. La donna, racconta oggi a la Repubblica, avrebbe dovuto subire un raschiamento dopo un aborto interno avvenuto la notte del 9 ottobre. L’intervento, fissato per il 12 ottobre scorso alle 7:30, si è trasformato in un vero e proprio calvario.

Robertiello, che ha perso il bambino alla decima settimana, si è recata al pronto soccorso in leggero anticipo nel giorno dell’appuntamento. Circa tre ore dopo, è stata spostata nel reparto di ostetricia, dove si è seduta su una barella. Alle 11:30, quando finalmente le è stato dato un letto, si sono svolte le analisi preliminari. Un’ora più tardi un ginecologo le ha confermato il raschiamento, poi alle 14 le è stato somministrato un ovulo. Questo, nel giro di due ore, avrebbe però provocato perdite ematiche e forti contrazioni dell’utero. La giornalista, a digiuno e senza bere dalla sera precedente, ha iniziato ad avere fame e sete.

La sala operatoria era occupata e così l’attesa non è stata interrotta, tanto è vero che l’anestesista le ha consigliato una dose di morfina per placare il dolore. Alle 18.30, sotto l’effetto dell’alcaloide e disidratata, Robertiello ha chiesto una flebo. Finalmente, un’ora e tre quarti dopo, è avvenuto l’intervento. Alle 21, la giornalista è stata trasportata in camera, ha ripreso le forze e firmato la liberatoria per andare via. Quella che doveva essere un’operazione di day hospital, si è trasformata in un lungo ricovero (il medico l’avrebbe visitata il giorno dopo).

Robertiello, nel suo racconto, spiega di aver perso in ospedale parte della sua dignità di donna e di madre. Denunciando: «In Italia devi pagare o conoscere qualcuno per ricevere un trattamento umano. E non importa a nessuno se stai vivendo un dramma».

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