“Falso ideologico in atto pubblico in relazione al bilancio del 2016” è questo il reato che la procura di Torino contesta alla sindaca Chiara Appendino e all’assessore al Bilancio Sergio Rolando nell’ambito dell’inchiesta su Westinghouse, cioè “sul “debito fantasma” da 5 milioni verso Ream, scomparso dal bilancio 2016 del Comune di Torino”. L’indagine sarebbe partita nel luglio scorso a seguito di un esposto presentato dai capigruppo Alberto Morano (dell’omonima lista civica) e Stefano Lo Russo del Pd. Denuncia alla quale ha poi fatto seguito quella del collegio dei revisori dei conti di Palazzo Civico.
A far scivolare la giunta pentastellata di Torino sarebbe stata un debito da 5 milioni di euro ereditato dall’amministrazione di Piero Fassino ma cancellato dal documento contabile della città. I predecessori della sindaca Appendino avevano contratto il debito con la società Ream della Fondazione Crt, che aveva anticipato i 5 milioni per assicurarsi un diritto di prelazione per costruire un grosso centro commerciale sull’area ex Westinghouse. Quei soldi, secondo gli accordi, dovevano essere restituiti nel 2017.
Il tentativo di evitare di dichiarare il dissesto della casse comunali, secondo gli inquirenti, che hanno sequestrato anche una serie di email tra la Appendino e i suoi fedelissimi, ha spinto la sindaca e i suoi collaboratori – nei giorni concitati della chiusura del bilancio – a cambiare unilateralmente le cifre ufficiali dell’accordo con Ream, posticipando il pagamento dei famosi 5 milioni al 2018.
Un’operazione che, secondo il materiale raccolto da chi indaga, sarebbe stata ordinata al dirigente dal capo di Gabinetto della sindaca Paolo Giordana, con la Appendino e l’assessore al Bilancio Rolando pienamente a conoscenza dell’alterazione. Venuti a sapere della questione, le opposizioni hanno denunciato tutto ai magistrati ed è partita l’indagine.
A confermare l’indagine la stessa sindaca con un post su facebook: