La discussione sulla legge elettorale diventa sempre più accesa nel momento in cui il governo sta per porre la questione di fiducia anche al Senato. Mdp e Si tentano di opporsi, insieme al M5s, al contingentamento dei tempi di discussione a palazzo Madama. Sul sistema di voto sono tornati a riflettere oggi sia Renzi e Berlusconi, che la sostengono, che Di Maio nettamente contrario.
Il segretario del Pd ha iniziato ieri il suo viaggio elettorale in treno con “Destinazione Italia”. Punta tutto sulla possibilità di ottenere una maggioranza in Parlamento con il 40% dei voti. Del resto, dice, “abbiamo preso il 40% alle europee ed è stato un bel risultato, il 40% al referendum e non lo è stato. Non c’è due senza tre”. Berlusconi dal canto suo ammette che questa legge “non è la migliore possibile, avrei preferito un proporzionale puro” ma che allo stesso tempo “è il miglior risultato possibile”. Dichiarazioni, le sue, rese in un’intervista al Corriere della Sera cartaceo.
Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio, è invece a Palermo per sostenere Giancarlo Cancelleri alla presidenza della Regione Sicilia. Da qui ha detto ai cronisti che il suo movimento farà “di tutto per fermare la legge elettorale”. Il Corriere ha pubblicato stamattina una sua lettera dove spiega che l’inganno del Rosatellum 2.0 consiste nella quota proporzionale. Qui, secondo Di Maio, il voto ai partiti più piccoli e alle liste civetta che non raggiungeranno la soglia di sbarramento si trasformerà in voto per i partiti principali, falsando così la volontà degli elettori. Di Maio ha anche scritto che la campagna elettorale del suo movimento spiegherà questa “truffa” e che “il M5s ne uscirà più forte”.
Se l’accordo siglato alla Camera si ripeterà anche al Senato la nuova legge potrebbe essere varata entro 10 giorni. Questo almeno è l’obiettivo della coalizione che appoggia il Rosatellum 2.0, e che comprende Pd, Ap, Fi, Lega, Svp e Ala-Sc. La legge è già passata alla Camera, manca la seconda approvazione al Senato. Per ottenerla in tempi brevi si pensa di portare il testo in Aula il 24 ottobre e farlo approvare il 26 o 27. Si cercherà di avere le nuove regole in vigore prima delle elezioni siciliane del 5 novembre. Non saranno presentati emendamenti in Commissione Affari costituzionali. E si porranno tre questioni di fiducia sui tre primi articoli, come già accaduto alla Camera.
Mdp, Si e M5s sono già sulle barricate per chiedere al presidente del Senato, Pietro Grasso, il rispetto dei tempi di discussione. La capogruppo di Si, Loredana De Petris, ha spiegato all’Ansa quali sono le sue perplessità. Secondo lei nelle sedute in Commissione “in pochi giorni non si riuscirà a concludere nemmeno la discussione generale, figuriamoci a discutere gli emendamenti”. Per quanto riguarda l’Aula, ha proseguito, “il Regolamento non prevede lo scrutinio segreto sugli emendamenti alla legge elettorale, se non sulle minoranze linguistiche, quindi la fiducia sarebbe ancora più grave che non alla Camera”.