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Niente campionati giovanili
per il Tam Tam Basket
Nati in Italia, ma stranieri

Il tema ius soli investe anche lo sport

Anzaldi (Pd) presenta un'interrogazione

di Valerio Del Conte16 Ottobre 2017
16 Ottobre 2017

epa05929930 Boston Celtics guard Avery Bradley (L) and Chicago Bulls forward Jimmy Butler (R) battle for the loose ball during first half of game five of the first round Western Conference NBA playoffs series at the TD Garden in Boston, Massachusetts, USA, 26 April 2017. EPA/CJ GUNTHER

Nati e cresciuti a Castel Volturno, in provincia di Caserta, ma troppo stranieri per i nostri campionati giovanili. È quello che sta accadendo al Tam Tam Basket, una società fondata dall’ex campione d’Italia Massimo Antonelli, che allena circa 40 ragazzi immigrati di seconda generazione dai 10 ai 16 anni. Le norme di Coni e Fip (Federazione italiana pallacanestro) prevedono che ogni squadra possa avere al massimo due stranieri.

L’iniziativa di Massimo Antonelli. La squadra ha sistemato la palestra attraverso una raccolta fondi e sta ora cercando di acquistare un pullman per le trasferte attraverso un crowfunding. L’attività sportiva, infatti, viene offerta ai ragazzi in maniera completamente gratuita. “Il mio è un progetto di inclusione sociale attraverso lo sport, che è prima di tutto un gioco, ma che si basa sull’importanza del sacrificio e del lavoro per raggiungere gli obiettivi e comporta l’accettazione di regole precise”, così porta avanti la battaglia il coach Antonelli che, sui social, ha lanciato l’appello Io sto con Tam Tam Basket.

Il supporto dalla rete. Su Facebook il sostegno arriva da molti personaggi noti, che hanno anche inviato una lettera al presidente della Fip, Gianni Petrucci, e al presidente del Coni, Giovanni Malagò: “La palla è nelle vostre mani, consentite una deroga agli scugnizzi di colore della Domiziana, consentite che i ragazzi della Tam Tam possano continuare il proprio fantastico sogno”. Tra le firme, spicca il regista Edoardo De Angelis. “Lo ius soli è una legge che va approvata, siamo l’unico Paese al mondo che non può far giocare in nazionale ragazzi così”, si limita a dire questo il presidente Malagò ai microfoni di Radio Capital.

Il piddino Anzaldi presenta un’interrogazione parlamentare. “Dal caso del Tam Tam Basket di Castel Volturno, le istituzioni sportive, Coni e Federazione Pallacanestro, escono con una figuraccia che delude innanzitutto quegli stessi giovani appassionati di sport, oltre a tutti gli sportivi”, ha affermato su Facebook il deputato del Pd Michele Anzaldi. “Vista l’assenza del mondo sportivo sulla questione – prosegue Anzaldi – ho presentato un’interrogazione ai ministri Lotti e Minniti, vista l’attenzione ai diritti e alle situazioni sociali difficili che il Governo ha finora sempre dimostrato, in continuità con il Governo Renzi”. E ancora: “Se ci fosse stato lo ius soli, hanno detto, la squadra si sarebbe potuta iscrivere. Giusto. Ma possibile che anche in questo caso si butti la palla nel campo della politica? Dove sta l’autonomia del mondo sportivo? Deve essere sempre la politica a cercare di risolvere i problemi? Qui non si tratta di cambiare le regole o infrangerle. A Coni e Fip era richiesta una semplice deroga, era richiesto di cercare una soluzione eccezionale che tenesse conto proprio di quel contesto eccezionale: Castel Volturno, una realtà difficile nelle zone dove è ambientata Gomorra”. Il comune in questione è noto per la massiccia presenza di immigrati non in regola: qualche settimana fa il Governo Gentiloni ha quindi inviato un commissario straordinario che progetti un piano di integrazione sociale.

La denuncia di Spilabotte. Rincara la dose in una nota anche la senatrice Pd Maria Spilabotte: “Lo sport dovrebbe includere ed educare, soprattutto se praticato da giovani e giovanissimi in realtà complicate in cui è molto facile perdersi”. Spilabotte affronta poi l’aspetto politico: “Chi si chiede ancora se lo ius soli sia un provvedimento necessario, dovrebbe interrogarsi a proposito dell’episodio in questione: dire a un bambino o un ragazzo che va a scuola con i nostri figli, parla la stessa lingua, ascolta la stessa musica che è diverso e non può neanche permettersi di praticare sport in modo serio, lo spingerà sempre più ai margini, dove pullula il germe della delinquenza”.

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