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Curarsi con un film, l’esperimento di MediCinema

di Rossella Melchionna16 Ottobre 2017
16 Ottobre 2017

Un’espressione artistica, una forma di intrattenimento, ma non una terapia di sollievo. Così, fino a pochi decenni fa, veniva considerato il cinema. Oggi, invece, qualcosa è cambiato: la settima arte ha incontrato la ricerca nelle strutture ospedaliere. E in ciò ha creduto da subito l’associazione MediCinema.

L’ASSOCIAZIONE. MediCinema Italia è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale nata nel 2013. Ispirata all’esperienza di MediCinema UK, charity attiva nel Regno Unito da più di 20 anni, l’associazione ha un obiettivo preciso: allestire, nelle strutture ospedaliere e nelle case di cura, spazi cinematografici utili all’applicazione della terapia di sollievo attraverso il cinema (cinematherapy). «Se in Inghilterra l’organizzazione mira a costruire aree d’intrattenimento – spiega a Lumsanews Francesca Medolago Albani, vicepresidente della onlus italiana – nel nostro Paese lo scopo è realizzare vere sale cinematografiche». Si tratta di aree accessibili a tutti i tipi di pazienti con le relative attrezzature, e nelle quali il cinema, grazie alla sua capacità di evasione, viene impiegato come cura per alleviare sofferenze fisiche e mentali. «Difatti, in parallelo alle proiezioni, abbiamo avviato attività di ricerca medica. Per la prima volta la cinematherapy viene applicata ai pazienti negli ospedali e, dunque, non è più un metodo adottato solo dagli psicoterapeuti al di fuori dalle cliniche». Nel corso degli incontri, che avvengono settimanalmente, MediCinema monitora i malati e, di volta in volta, compila un programma adatto alle loro esigenze.

I PROGETTI. La prima sala cinematografica realizzata da MediCinema, con il sostegno di The Walt Disney Company Italia, è quella al Policlinico A. Gemelli di Roma. «L’idea di costruire una sala lì è sembrata così folle da meritare il tentativo di realizzarla» commenta a Lumsanews il responsabile scientifico della onlus, Celestino Pio Lombardi. «È una sala, la prima in un ospedale italiano e inaugurata nel 2016, che può contenere 130 persone tra pazienti, familiari, volontari e operatori nell’assistenza. I pazienti non autosufficienti, poi, possono partecipare alle proiezioni grazie allo spazio riservato a letti e sedie a rotelle».

Altre esperienze simili si sono concretizzate in passato nell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, al Centro Spazio Vita, nel Centro clinico Nemo (entrambi a Milano), e a Brescia nella Casa Ronald. A Milano, però, «si trattava di sale multifunzionali, con una proiezione a settimana e rivolta solo ad alcuni reparti. Al Gemelli, invece – aggiunge Medolago – le proiezioni sono due (una per i bambini, l’altra aperta a tutti) e i pazienti arrivano da molti più comparti».

I RISULTATI. Assistere a una proiezione all’interno di un ospedale, quali conseguenze ha sul paziente? Per dare una risposta e capire l’efficacia terapeutica del cinema, sono state condotte delle ricerche – coordinate dal professor Lombardi della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma – nel periodo compreso tra settembre 2016 e febbraio 2017.

Su un campione di 240 spettatori del Policlinico, sono stati esaminati quattro gruppi divisi per età (bambini e adulti) e per modalità di partecipazione all’iniziativa (assistere a una proiezione o restare in camera). I risultati dei sei test realizzati hanno evidenziato che i ragazzini che si sono recati al cinema hanno avuto, rispetto a quelli rimasti in corsia, una significativa riduzione della percezione di trovarsi in ospedale (l’80%). Inoltre, i soggetti che hanno visto i film, hanno fatto registrare una diminuzione di rabbia e tensione rispetto alla propria condizione di pazienti ospedalizzati.

I ragazzi, poi, hanno avuto un miglioramento tra il 20 e il 30% nella percezione del dolore, oltre a una riduzione dei sintomi d’ansia, depressione e disturbi di tipo psicosomatico. I genitori che hanno accompagnato i figli nella visione, invece, hanno percepito uno stato d’animo maggiormente sereno e positivo dei propri bambini. La cinematherapy, quindi, mostra come il cinema provochi sotto il profilo psicologico un “effetto pausa” per i malati, determinando uno stato di benessere riscontrabile a livello neurologico.

FONDI E SOSTENITORI. I fondi necessari alla realizzazione dei progetti di MediCinema arrivano soprattutto dal fundraising, Disney e Rai. Di recente, però, alla 74esima Mostra del cinema di Venezia il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ha dichiarato: «È già stato attivato un piano di 30 milioni l’anno per il potenziamento, la ristrutturazione e la creazione di sale cinematografiche. Proporrò una modifica perché il 10% venga utilizzato per costruire cinema negli ospedali».

L’occasione è stata la presentazione del corto L’eroe diretto da Andrea De Sica, con Christian de Sica e Valeria Solarino, ideato per raccogliere finanziamenti a favore dell’associazione. Ma anche altre personalità del mondo dello spettacolo hanno appoggiato la causa, come Giuseppe Tornatore, Maurizio Nichetti, Valerio Mastandrea e Alessandro Gassman.

IL FUTURO. Lo scorso aprile è stata annunciata la progettazione della prima sala sensoriale al Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano. «Sarà sempre una sala cinematografica, ma dotata di una tecnologia con onde a bassa frequenza» ha concluso la vicepresidente. «Ci piacerebbe, comunque, avviare dei progetti anche con case di cura legate al territorio, come le residenze sanitarie assistenziali».

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