Nessuna risposta esplicita all’ultimatum inviato da Madrid e che scadeva questa mattina alle 10. Carles Puigdemont, presidente della Generalitat catalana, non fa chiarezza sulla avvenuta o meno dichiarazione di indipendenza della Catalogna e, in una lettera di quattro pagine inviata via fax al governo centrale, propone due mesi di dialogo attraverso una mediazione. Puidgemont chiede inoltre un confronto urgente e diretto con Rajoy, auspicando che ci sia “l’impegno di ciascuna parte per trovare una soluzione condivisa”.
Dura la risposta di Madrid. Per il ministro della Giustizia spagnolo Rafael Català, il presidente catalano “non ha risposto” alla domanda che gli è stata posta circa l’indipendenza. In aggiunta la vicepremier Soraya de Santamaria ha confermato che giovedì 19 ottobre, sempre alle 10, scadrà il secondo (e ultimo) limite dell’ultimatum, prima dell’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione. Tale articolo sancisce che “ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi”. Insomma un limite forzato all’autonomia catalana.
Il sito web di El Pais ha definito “conciliante” il tono della lettera di Puigdemont, che ha altresì evidenziato come la situazione sia “di tale importanza da richiedere risposte politiche e soluzioni che siano all’altezza”. Puigdemont ha rammentato inoltre di aver “sospeso” la dichiarazione di indipendenza e di aver proposto “un’offerta sincera di dialogo”. Rispondendo poi più al suo elettorato, che alle autorità di Madrid, ha sottolineato di non averlo fatto per debolezza, bensì “per avanzare una proposta onesta al fine di trovare una soluzione al rapporto tra lo Stato spagnolo e la Catalogna, rimasto bloccato da molti anni”. Ha assicurato infine che la “priorità” del suo governo è “cercare con determinazione il modo di dialogare”. “Vogliamo parlare” ha scritto, “come fanno le democrazie”.
Nel frattempo lo scontro prosegue anche per via giudiziaria. Un giudice della Audiencia Nacional spagnola ha interrogato nuovamente stamani il capo dei Mossos, la polizia catalana, Josep Lluis Trapero, e i presidenti di Anc e Omnium Jordi Sanchez e Jordi Cuixart accusati di “sedizione” per le manifestazioni di Barcellona del 20 e 21 settembre. Il tribunale potrebbe arrivare anche a disporre misure cautelari nei loro confronti.
E se il tono di Puigdemont può definirsi conciliante, non si può dire lo stesso delle prime reazioni dei suoi avversari. Xavier Albiol, leader del Partito Popolare in Catalogna (partito del premier Rajoy), ha affidato la sua risposta a Twitter: “quest’uomo è un incosciente” ha scritto, riferendosi a Puigdemont e al suo atteggiamento tergiversante e poco chiaro.