Dopo l’annuncio di ieri arrivato dagli Stati Uniti, che proclamava l’uscita degli Usa dall’Unesco a partire dal 2018, oggi anche Israele ha fatto sapere di voler seguire la decisione di Trump. A dare l’annuncio Benyamin Netanyhau, premier israeliano e ministro degli Affari esteri, che ha dato istruzioni di preparare l’uscita di Israele dall’Unesco in parallelo con l’America. La decisione statunitense, che entrerà in vigore dal 31 dicembre 2018, «non è stata presa con leggerezza – riferisce il dipartimento di Stato – e riflette le preoccupazioni americane per i crescenti arretrati da versare all’Unesco, la necessità di riforme fondamentali dell’organizzazione e la prosecuzione del pregiudizio anti Israele».
Gli Usa annunciano anche la volontà di diventare “osservatore permanente” della missione per contribuire comunque con le visioni americani su questioni vitali come la tutela del patrimonio dell’umanità, la difesa della libertà di stampa e la promozione della collaborazione scientifica. Sin dal 2011 l’America aveva smesso di finanziare l’Unesco, dopo l’ingresso della Palestina nell’Onu.
«La mia personale raccomandazione al premier Benyamin Netanyahu è quella di restare incollati agli Usa e lasciare immediatamente l’Unesco». Lo aveva detto l’ambasciatore israeliano nell’organismo, Carmel Shama-Hacohen. «Negli anni recenti l’Unesco – ha proseguito – si è trasformato in una bizzarra organizzazione che ha perso le sue caratteristiche professionali a favore di interessi politici di certi paesi».
“Una triste notizia” per Vladimir Putin e “un profondo rammarico” per Irina Bokova, la direttrice generale dell’Organizzazione con sede a Parigi. Si vota in questi giorni per il suo sostituto, in un difficile testa a testa tra l’ex ministro della cultura francese Audrey Azoulay e il suo omologo del Qatar Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari.