Bashar al Assad vuole «vivere e morire in Siria». Lo ha detto lo stesso presidente siriano in un’intervista alla televisione Russia Today. «Non sono un burattino», ha aggiunto, «non sono stato creato dall’Occidente e non andrò in Occidente né in alcun altro Paese. Sono siriano e quindi devo vivere e morire nel mio Paese», ha proseguito Assad nell’intervista, in cui ha anche rifiutato la proposta di un salvacondotto avanzata dal primo ministro britannico David Cameron.
Ultimo baluardo del laicismo. «Siamo l’ultimo baluardo del laicismo, della stabilità e della coesistenza nella regione», ha affermato Assad, avvertendo che una sua caduta avrebbe «un effetto domino che si ripercuoterebbe sul mondo dall’Atlantico al Pacifico». Il regime di Damasco è alleato di ferro della Repubblica islamica dell’Iran, regime islamico sciita, e afferma che movimenti fondamentalisti sunniti, tra cui Al Qaeda, hanno un ruolo di primo piano nella rivolta contro il suo regime. Nel rifiutare la soluzione suggerita da Cameron, Assad ha scelto parole molto simili a quelle usate dal colonnello Gheddafi prima di essere ucciso dagli insorti libici.
Gli scontri proseguono. Nel frattempo in Siria, due civili, una donna e un giovane, sono rimasti feriti nella provincia turca di Hatay, al confine conla Siria, da colpi d’arma da fuoco probabilmente esplosi nei combattimenti tra lealisti e ribelli siriani. L’incidente è avvenuto nella città di confine di Ceylanpinar, a poca distanza da Ras al-Ain, dove sono in corso gli scontri. Intensi scontri sono in corso nei pressi del confine dei due Paesi, a Ras Ein, dove i ribelli, con la conquista del posto di controllo, sarebbero riusciti a liberare diverse zone della città dal controllo dei lealisti.
Marco Potenziani