Sul caso Ilva nessuno vuole uno stop definitivo. Infatti, dopo la rottura del tavolo negoziale da parte del Governo, che per bocca del ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda aveva bollato come irricevibile la proposta del colosso dell’acciaio Arcelor Mittal, le diplomazie si sono subito rimesse al lavoro per trovare un reale spazio di trattativa.
A tendere la mano ci aveva già pensato Aditya Mittal, responsabile per l’Europa di Arcelor Mittal e azionista all’85% del AM Investco, a margine del forum sul trasporto di Cernobbio: “Vogliamo trovare una soluzione insieme a governo, istituzioni locali e sindacati per un futuro sostenibile dell’Ilva”, rimarcando così un interesse a lungo termine nell’Ilva e lanciando un messaggio distensivo in termini di occupazione e tutela ambientale.
“Prima riparte l’Ilva meglio è per tutti, deve prevalere il buon senso pragmatico nell’interesse dello sviluppo e del lavoro” ha dichiarato il presidente di Confindustria Boccia. Frena invece la segretaria generale della Fiom Francesca Re David: “Non sono scindibili il tema dell’occupazione per tutti i lavoratori dell’Ilva e quello dei lavoratori degli appalti. Gli esuberi – continua la Re David – sono 4mila, più i 7mila degli appalti. Non è possibile tutelare sempre solo una parte e non l’altra, l’accordo con il sindacato è vincolante”.