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HomeEconomia Ocse: in Italia 850mila lavoratori in più
ma numero di laureati sotto la media UE

Rapporto Ocse sull'Italia
850mila lavoratori in più
ma sono pochi i laureati

Competenze basse per 21% degli occupati

Divario tra studenti del Nord e del Sud

di Valerio Del Conte05 Ottobre 2017
05 Ottobre 2017

Le ambiziose riforme nel mercato del lavoro, dell’istruzione e dell’innovazione possono aiutare l’Italia a uscire dal baratro della bassa produttività e generare occupazione. Lo rileva l’Ocse nel rapporto Skills Strategy Diagnostic Report – Italy 2017 presentato oggi al Ministero dell’Economia e delle Finanze. La relazione si riferisce al Jobs Act introdotto nel 2014, al Piano Nazionale per l’industria 4.0 relativo al triennio 2017-2020, alla Buona Scuola e al Piano Nazionale Scuola Digitale del 2015.

Circa 850mila posti di lavoro in più. “L’insieme di riforme strutturali, compreso il Jobs Act del 2015, che mirano ad affrontare le sfide sull’occupazione” hanno reso possibile la creazione di 850mila posti di lavoro e la crescita di contratti a tempo indeterminato. È quanto si legge sul rapporto dell’Ocse, che spera nell’abbassamento costante dei contributi sociali sui datori di lavoro e sottolinea l’efficacia del “taglio temporaneo dei contributi” in relazione alle assunzioni stabili. “Tra gli obiettivi chiave del Jobs Act – si legge nel rapporto – c’è quello di ridurre la dualità del mercato del lavoro introducendo un contratto a tutele crescenti. Inoltre, il Jobs Act riduce l’incertezza sui costi dei licenziamenti, limitando le circostanze in cui è previsto il reintegro nei casi di licenziamento economico e specificando la cifra di compensazione dovuta in caso di licenziamento senza giusta causa”. Giudizio positivo anche sul Piano Nazionale per l’Industria 4.0 e per la creazione dell’Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, che rende l’Italia “più vicina a pratiche già applicate in altri paesi”. Il referendum costituzionale del 2016, però, ha interrotto il processo di centralizzazione delle responsabilità delle politiche attive del lavoro per l’Anpal e, in futuro, potrebbero quindi emergere “alcuni problemi di collegamento”.

Le note dolenti sul mondo del lavoro. “Tra i paesi membri – rivela l’Ocse – l’Italia è al quartultimo posto per percentuale di donne occupate. Dato preoccupante, molte donne non sono neanche alla ricerca di un posto di lavoro, ciò fa sì che l’Italia faccia registrare il terzo tasso di inattività più alto tra paesi membri dell’Ocse. In parte questo dato può essere spiegato dal fatto che le donne sono spesso percepite come le principali ‘assistenti familiari’”. I giovani, invece, non hanno un accesso adeguato a servizi di orientamento che li guidino tra i possibili percorsi di formazione. Infine, in Italia i salari sono legati all’età e all’esperienza del lavoratore invece che al suo rendimento e questo scoraggia l’uso intensivo delle proprie competenze.

Competenze basse per il 6% dei lavoratori. L’Ocse sottolinea come il 21% dei lavoratori sia sottoqualificato, a fronte di un 6% scarsamente preparato per le mansioni che svolge. A questo dato se ne accompagnano altri curiosi: i lavoratori con competenze in eccesso sono l’11,7%, quelli sovraqualificati il 18% e quelli attivi in settori diversi dal loro percorso di studi il 35%. Secondo l’organizzazione, l’identikit del lavoratore poco qualificato consiste in anziani e immigrati concentrati in piccole imprese dei settori meno progrediti nelle regioni meno sviluppate.

Pochi laureati e divario Nord-Sud. “L’Italia, negli ultimi anni, ha fatto notevoli passi in avanti nel miglioramento della qualità dell’istruzione, ma le regioni del Sud restano molto indietro rispetto alle altre”. Secondo l’Ocse, la disparità è tale che “tra gli studenti della provincia autonoma di Bolzano e quelli della Campania equivale a più di un anno scolastico”. Le lacune maggiori consistono nella scarsa conoscenza della matematica e della lingua inglese. L’Italia deve quindi migliorare sia le competenze di base che quelle trasversali e digitali delle nuove generazioni. L’ultimo dato relativo all’istruzione non è da ignorare: in Italia i laureati tra i 25 e i 34 anni sono solo il 20%, rispetto al 30% della media degli altri Paesi Ocse.

Le parole di Padoan e De Vincenti. “I risultati positivi ottenuti in questa legislatura devono essere da stimolo a fare di più, l’Italia ha bisogno di mettere ulteriormente a fuoco una strategia di sviluppo”, ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla presentazione del rapporto Ocse. Sulla manovra, ha aggiunto: “Le risorse sono limitate, ma ci sono margini importanti che vanno usati con oculatezza”. Il ministro per la Coesione Terriotoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti ha poi parlato a margine della presentazione: “Stiamo ragionando sulla possibilità di prolungare all’anno prossimo lo sgravio al 100% per le assunzioni al Sud”.

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