Oggi è arrivato in commissione bilancio il Documento di Economia e Finanza, il Def, valido per il prossimo triennio. Le prospettive dell’economia italiana appaiono “favorevoli” come è stato certificato dai dati recentemente pubblicati dell’Istat. Il Ministro Padoan ha più volte sottolineato come la politica di bilancio debba sostenere la crescita riducendo il debito, il “termometro” della nostra economia e storico handicap del sistema produttivo.
Ci sono “segnali di miglioramento dell’economia attesa che cresce ad un ritmo superiore a quello osservato nel secondo trimestre dell’anno”, trainata anche dalla domanda di investimenti in macchine e attrezzature, ha commentato il presidente dell’Istat Giorgio Alleva. Il periodo positivo deve essere sostenuto dalla politica, che ha il compito di fornire ossigeno alla ripresa congiunturale. Sostegno che il ministro Padoan individua nella “significativa riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il prodotto” che deve rimanere “un imperativo nel medio termine alla nostra portata: lo mostrano tanto le nostre analisi quanto quello del governo”.
Le scelte di politica economica volte all’abbassamento della spesa pubblica sono certificare dall’Istat. Il calo del 4,4% nel secondo trimestre 2017 su base annua è il terzo ribasso consecutivo per la voce “investimenti fissi lordi” della pubblica Amministrazione, a cui corrisponde una flessione significativa degli “incassi”, in calo del 61,4%. Una discesa, spiegano dall’Istat, dovuta al confronto con un periodo, quello corrispondente dello scorso anno, che beneficiava della “voluntary disclsure”, il condono fiscale voluto dal governo Renzi.
Necessario per mantenere le aspettative di crescita rimane la lotta all’economia sommersa che rappresenta “un freno strutturale allo sviluppo del Paese. In questo contesto, le politiche di contrasto all’evasione assumono una valenza strategica anche per aumentare il potenziale di crescita e la competitività del sistema produttivo”. I dati del Ministero di economia e finanza sull’evasione fiscale per il triennio 2012-2014 segnalano una distanza di 107,7 miliardi, di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancato versamento dei contributi.