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Approvato il decreto Franceschini

Fissate quote minime in vigore dal 2019

di Dino Cardarelli03 Ottobre 2017
03 Ottobre 2017

Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini durante un dibattito in occasione della seconda giornata della ''Festa Nazionale Mdp-Articolo 1'' a Napoli, 28 settembre 2017. ANSA / CIRO FUSCO

Più fiction e film italiani in tv. E’ quanto si propone la riforma del cinema, avviata con la legge 220 dello scorso anno e completata con l’approvazione di tre decreti legislativi che danno attuazione alle deleghe contenute nella norma e che riguardano le quote di programmazione e investimenti delle tv da destinare a film e fiction di produzione europea, le nuove regole sulla censura delle pellicole e i profili professionali di chi lavora sul set. Per il ministro della Cultura Dario Franceschini si tratta di “un provvedimento concreto che serve ad aiutare, tutelare e valorizzare il cinema, la fiction e la creatività italiana”.

In base a questa riforma, a partire dal 2019, almeno il 55% degli sceneggiati televisivi dovrà essere prodotto da case europee. Questa percentuale salirà al 60% dal 2020 (al netto dei tempi di trasmissione dedicati a telegiornali, sport, quiz, televendite e pubblicità). Di queste, la Rai dovrà mandarne in onda almeno la metà “made in Italy”, mentre l’obbligo per le altre emittenti è fissato a un terzo.

Per evitare che il provvedimento venga aggirato, è stato fissato un minutaggio minimo di produzioni italiane per il prime time (fascia oraria 18-23) e un tetto di quote minime da investire su lavori italiani. Per la Rai, questa quota dovrà corrispondere al 20% dei propri introiti netti, con il 5% da destinare al made in Italy. Per le altre Tv scenderà invece al 15% (con il 4,5% per le pellicole italiane). Sarà l’Agcom a verificare il rispetto degli obblighi e a comminare le sanzioni, aumentate fino a cinque milioni di euro o al due per cento del fatturato.

Sulla censura si passerà invece a un sistema di autoregolamentazione. Sarà il produttore a indicare l’eventuale divieto, che poi passerà al vaglio di una commissione dei Beni Culturali. Viene infine introdotto il “bollino” sulle visioni per i minori di sei anni.

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