Continua a tenere banco lo ius soli, uno dei temi più caldi dell’agenda politica e di questi ultimi mesi di legislatura. Anche i vescovi italiani sono intervenuti sulla questione, tramite il neo presidente della Conferenza Episcopale, il cardinale Gualtiero Bassetti.
Ieri, durante la sua prima prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, pur non citando mai esplicitamente l’espressione “ius soli”, ha lanciato un appello sulla crisi dei migranti e sull’accoglienza. L’integrazione, ha affermato Bassetti, «passa per il riconoscimento di una nuova cittadinanza che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e quelle donne che sono nati in Italia». L’accoglienza, quindi, non può prescindere da questo riconoscimento, anche perché ciò significa integrare chi, pur con genitori stranieri, nasce in Italia e quindi «parla la nostra lingua e assume la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé».
Il tema dello ius soli rimane quindi nel dibattito politico, pur non comparendo tra gli impegni imminenti dell’attuale legislatura. Già lo scorso luglio, infatti, il premier Paolo Gentiloni aveva escluso un’approvazione durante l’estate, pur garantendo il suo impegno e quello del governo per far andare in porto il decreto di legge durante l’autunno. Anche durante tutto il mese di settembre il ddl non è apparso nel calendario dei lavori del Senato, anche se Pd ed esponenti del governo continuano a spingere sulla discussione prima della prossima tornata elettorale. Oggi, infatti, il ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini, durante la diretta della trasmissione Agorà, ha ribadito che «lo ius soli va approvato entro la fine della legislatura. Noi – ha poi chiarito il ministro – dobbiamo essere molto determinati nel contrastare tutto ciò che di illegale che c’è nell’immigrazione clandestina e garantire sicurezza alle persone che vivono nelle loro città, e contemporaneamente dobbiamo costruire condizione di accoglienza per gli immigrati che vengono da noi, rispettano le regole e si integrano nel nostro Paese e vorrebbero vivere civilmente dando un contributo alla crescita».
Di parere opposto Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Alternativa Popolare, intervenuto due giorni fa in Puglia alla festa regionale e provinciale del partito. «Prima di fare una legge – ha dichiarato – occorre capire il momento in cui si vive, tenere conto della realtà circostante». Secondo Lupi quindi, la discussione del ddl sullo ius soli va rimandata alla prossima legislatura, così da consentire «ad ogni partito di esporre la propria posizione, inserita nel programma, al giudizio dell’elettorato».
Attualmente il Pd e le forze politiche che spingono per un’approvazione della legge in questa legislatura non sembrano avere una maggioranza piena in Senato – ecco il perché dei continui rinvii –, ma allo stesso tempo una mancata approvazione immediata potrebbe poi avere conseguenze politiche, ed elettorali, non indifferenti per tutta quella parte di elettorato che si aspetta, come promesso nei mesi scorsi, che lo ius soli venga approvato da questo Parlamento.