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M5S, i dieci anni che hanno cambiato il Palazzo

di Lumsanews25 Settembre 2017
25 Settembre 2017

Il leader di 5 stelle Beppe Grillo sul palco canta per gli attivisti e i portavoce che hanno iniziato ad affollare lentamente gli spazi della Fiera di Rimini che ospita la kermesse M5S, Rimini, 23 Settembre 2017. ANSA/FILIPPO PRUCCOLI

di Marco Assab

Dal M5S di Grillo al M5S di Di Maio. Dal blog alla piattaforma di democrazia diretta Rousseau, sulla quale Di Maio ha appena vinto le primarie per il candidato premier con 30.936 voti su 37.442. Dai V-Day al meeting di Rimini, dalle urla ai toni istituzionali, dagli abiti casual alla impeccabile giacca e cravatta, passando per vittorie, sconfitte, espulsioni, risse parlamentari. Nonostante tutto, il M5S resta stabile nei sondaggi al 26%, uno zoccolo duro di elettorato conquistato e fidelizzato nel corso dei 10 anni che vanno dal primo V-Day ad oggi. Dieci anni che sembrano lunghi quanto un secolo e che hanno cambiato completamente la politica italiana. A partire proprio dal Movimento stesso.

Se si dovesse pensare a una data cruciale, viene alla mente l’8 settembre 2007: Beppe Grillo raccoglie 336.000 firme, di molto eccedenti le 50.000 necessarie per la presentazione di una legge di iniziativa popolare. Tre i temi che si propongono di scardinare i partiti nati con la Seconda Repubblica. Divieto di candidatura in Parlamento per i condannati, in via definitiva o non definitiva, per reati non colposi con pene superiori a 10 mesi e 20 giorni; limite di due legislature per i parlamentari; modifica della legge elettorale (Porcellum) attraverso l’introduzione del voto di preferenza.

È il V-Day, abbreviazione di Vaffanculo Day, a certificare quel giorno di settembre la nascita di un nuovo grande gruppo di pressione attorno alla figura del comico genovese. La rete è il mezzo al quale Grillo approda con la conoscenza nel 2004 di Gianroberto Casaleggio, fondatore nello stesso anno della Casaleggio Associati, società informatica ed editoriale che si occupa di consulenze in materia di strategie di rete. Internet come amplificatore dei temi che Grillo, dopo il suo allontanamento dalla Rai, ha continuato ad affrontare nei suoi celebri spettacoli in teatro.

“Il muro del pianto” era stato il primo post apparso sul neonato blog di Beppe Grillo il 16 gennaio 2005. Si trattava di uno spazio aperto dove i primi utenti potevano confrontarsi liberamente sui temi che non riguardano “le città della tournée”, quella che porta lo spettacolo a pagamento Beppegrillo.it in molte città italiane, iniziando da Pordenone. A metà anni 2000 della crisi economica, che sarà il combustibile dei populismi nel decennio successivo, non c’è ancora traccia, ma in un Paese già travolto dallo scandalo di Tangentopoli e affetto da una corruzione endemica, non manca humus per l’antipolitica. Ed è proprio attraverso il blog, nel giugno del 2005, che il comico lancia la campagna “Parlamento pulito”, che sfocerà poi nel V-Day e nella legge di iniziativa popolare.

Le prime esperienze elettorali seguono la nascita del blog. Il movimento Amici di Beppe Grillo, attivo dal 2005, e le Liste Civiche a Cinque Stelle, anticipano la nascita del vero e proprio M5S, che verrà annunciata il 4 ottobre 2009 a Milano. L’ossatura ideologica poggia anche sui contenuti della Carta di Firenze, documento presentato l’8 marzo precedente e che riguarda le amministrazioni locali. E sull’ideologia e la collocazione del M5S, fin dalle sue origini, si hanno pareri molto diversi. A parere di Ilvo Diamanti, intervistato da Lumsanews, catalogare il M5S secondo le categorie storiche è impossibile, visto che i grillini le rigettano.

I risultati delle liste civiche sono, tuttavia, molto magri. Ma la crisi economica, unitamente agli scandali regionali delle “spese pazze” occorsi tra il 2010 e il 2012, forniscono propulsione al Movimento e alla sua comunicazione aggressiva e anti-sistema, che raccoglie sempre più consensi. In questa fase storica la strategia è vincente ed è semplice: Grillo unica voce del Movimento. Successivamente poi si passerà ad una comunicazione più allargata che, cedendo il passo a toni più istituzionali e meno dirompenti, includerà anche i parlamentari e rivelerà talvolta falle e impreparazioni, come ha osservato il professor Roberto De Rosa, docente e studioso di comunicazione politica che ha insegnato alle Università Lumsa di Roma e Tuscia di Viterbo.

I consensi elettorali si impennano fino ad arrivare alla vittoria di Federico Pizzarotti alle comunali di Parma nel 2012. Successo che anticipa l’affermazione definitiva alle elezioni politiche del 2013, dove il M5S conquista il 25,56%, 109 seggi alla Camera e 54 al Senato, paralizzando di fatto la formazione di un nuovo governo e costringendo le altre forze politiche alle larghe intese. Inizia quindi l’esperienza istituzionale del Movimento, che da forza anti-palazzo entra all’interno del palazzo.

E dal 2013 ad oggi molto è cambiato. Il M5S è cresciuto, ha attratto consenso e continua a mantenerlo nelle vesti di forza trasversale, capace di muoversi da destra a sinistra, di volta in volta, a seconda delle questioni in oggetto. A questo proposito Nadia Urbinati, professoressa alla Columbia University di New York, arriva a definirlo in un’intervista a Lumsanews un movimento centrista.

Sebbene i temi ambientalisti, ivi inclusa l’acqua pubblica, che sono pilastri del Movimento, appartengano alla tradizione storica della sinistra, l’adesione nel 2014 al gruppo europarlamentare dello UKIP, il partito inglese xenofobo di Nigel Farage, ha spiazzato molti politologi e analisti. Samuele Mazzolini, ricercatore in scienza politica presso l’Università di Essex in Inghilterra, crede che il paragone più adatto sia da farsi con il peronismo argentino.

Si aprono, fino alle polemiche delle ultime ore sulle primarie e sul ruolo dell’ala ortodossa rappresentata da Fico, gli interrogativi sulla reale democrazia interna al Movimento. Il famoso slogan di Grillo “uno vale uno”, a detta dei detrattori, sarebbe solo fumo negli occhi. Echi di una possibile ideologia autoritaria o populista? Il politologo Gianfranco Pasquino non ci crede. “Il riferimento al popolo è sfumato nel M5S: non c’è un attacco alle istituzioni, non c’è l’idea di avere un rapporto diretto col popolo”. La verità, argomenta Pasquino, è che “i loro elettori vengono da destra e da sinistra. La loro forza è saper combinare questi elementi; la loro debolezza è che nel momento della proposta diventano ambigui, come per esempio su Europa, immigrazione e diritti civili”.

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