“A letto senza cena”. È questo il rischio dei tanti turisti che stanno nella Capitale. Cinquecento lavoratori del settore ristorazione incrociano le braccia per tutta la giornata. Centro della protesta è Piazza del Pantheon. La serrata, promossa da varie associazioni di categoria e dagli operatori di tre piazze importanti della Capitale, «non può che rammaricarci» dice Ugo Cassone, Presidente della Commissione Commercio di Roma Capitale Ugo Cassone. Ma la situazione è complessa. Proprio oggi il presidente del I Municipio Orlando Corsetti presenta al sindaco una lista di oltre cento spazi pubblici che occupano, con tavolini e sedie, lo spazio in modo totalmente illegale. È una battaglia all’ultimo cavillo. Qualcuno ha già fatto ricorso al Tar altri invece hanno già obbedito.
Critiche alla gestione Corsetti. «Questo però è il frutto della politica scellerata del minisindaco Corsetti, – continua Cassone – che per pura visibilità da due anni ha inasprito il clima tra residenti ed esercenti». «E sia chiaro un aspetto – conclude -: la protesta dei commercianti non è contro la regolamentazione. Gli operatori, infatti, chiedono solamente norme certe per poter continuare a lavorare». Sono 148mila i dipendenti del settore ristorazione, 27 mila le aziende sul territorio. Alla crisi economica si aggiungono le limitazioni all’occupazione di suolo pubblico sempre più precise, ma per gli interessati «persecutorie».
Oggi, a Piazza Navona, Campo de Fiori e altre importanti piazze romane le serrande restano chiuse. «Chiudere oggi, per non chiudere domani per sempre», sono le parola d’ordine del neonato Comitato autodifesa aziende della ristorazione (Cadar).
Un anno fa le prime proteste. A spiegare le ragioni della protesta è Guido Campopiano, presidente dell’Associazione operatori economici del centro storico e dell’associazione Navona 2003: «Siamo stanchi di essere tormentati, da oltre sette anni, per l’esercizio di un diritto: l’occupazione di suolo pubblico».
Non è la prima volta che Roma vede gli esercenti del settore ristorazione scendere in piazza. Già un anno fa furono i funghi riscaldanti e i teli di plastica al centro del contendere con la Soprintendenza che non approvava l’uso di questi strumenti. «Siamo l’unica città al mondo dove le stufe non vengono accettate – dice sempre Cassone -, come pure i teli laterali di plastica usati quando piove, che la Soprintendenza statale disapprova. Al sindaco chiediamo di essere ascoltati».
Roma senza colazione Protesta dei ristoratori romani
05 Novembre 201252