«Non ritengo Roma una città insicura, ma una città sicura in cui invece tutti insieme dobbiamo fare un grosso lavoro e dare alla gente la consapevolezza della sicurezza, che non deriva dalle statistiche ma da come si vive il territorio». Queste le parole del capo della polizia Franco Gabrielli, in occasione della cerimonia di intitolazione del palasport Fiamme Oro, alla memoria di Aurelio Santoro, agente scelto ed ex atleta delle Fiamme Oro, morto nel 1993 durante una gara internazionale di lotta libera. «Non bisogna considerare solo fredde statistiche- ha continuato Gabrielli -ma le condizioni di vita che ognuno di noi deve vivere e deve percepire».
Il capo della polizia ha poi menzionato lo stupro di Villa Borghese: «Ogni forma di violenza va condannata a prescindere dai contesti e dalle situazioni, però, con riferimento alla povera cittadina tedesca di 57 anni, se io sparo la notizia della turista tedesca è ovvio che la percezione che si ha all’esterno e anche fuori dal nostro contesto nazionale è di una assoluta gravità, quella di una cittadina che passeggiava tranquillamente per via dei Fori Imperiali e viene fatta oggetto di violenza». Secondo Gabrielli, però «La storia non è questa: stiamo parlando di una persona che viveva una condizione di degrado e marginalità, che è una cosa seria ma che non può essere contrabbandata come il livello di una città completamente allo sbando».
Gabrielli ha poi spiegato la necessità di «intercettare tutto quello che serve perché i cittadini si sentano al sicuro». «Noi facciamo la nostra parte. È ovvio che su questo tema devono concorrere anche altri soggetti: quando ero prefetto di Roma ho sempre favorito iniziative che permettessero ai cittadini di appropriarsi del territorio perché – ha detto Gabrielli- i cittadini che si ritraggono dal territorio lasciano ampi spazi a tutto quello che può incidere sulla percezione di sicurezza, degrado, occupazioni abusive».