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HomeEsteri Il voto in Germania: cresce l’ultradestra ma non c’è competizione

Il voto in Germania:
cresce l'ultradestra
ma non c'è competizione

Merkel è la vincitrice annunciata

ma l'assetto di governo è incerto

di Simone Alliva21 Settembre 2017
21 Settembre 2017

Nella combo Angela Merkel e la leader dei populisti di destra dell'Afd Frauke Petry. ANSA

A tre giorni dal voto tedesco, si complica lo scenario post-elettorale della Germania. La data è quella del 24 settembre e, essendo in vigore il sistema proporzionale corretto parzialmente dai risultati dei Land, si tratterà di un voto in una singola tornata, senza ballottaggi. Angela Merkel verrà riconfermata Cancelliera, questo è quasi scontato: tutti i sondaggi danno in netto vantaggio la sua Unione Cdu-Csu, attorno al 36-38% dei voti. Ma quella che assaporerà la Lady di Ferro tedesca sarà una soddisfazione a metà: fra la consapevolezza di aver vinto e la certezza di aver vinto male. L’Unione Cdu-Csu ha già la vittoria in tasca, ma non ha ancora chiaro con chi governerà. Sia per quel che riguarda il risultato dei socialdemocratici (Spd) di Martin Schulz, previsti da alcuni al 20% da altri al 25%; sia, soprattutto, per quel che concerne la coalizione che si formerà sulla base del voto. Martin Schulz osserva sondaggi allarmanti.

La vera ambizione del candidato socialdemocratico in Germania resta ormai quello di perdere nel modo migliore. Per questo l’obiettivo non è più raggiungere Angela Merkel, ma distanziarsi dall’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD), registrare il partito nazionalista e anti-immigrati nato nel 2013, che in queste ultime settimane registra una crescita dei consensi. È lui la grande la incognita che si appresta ad entrare nel Parlamento tedesco dopo quattro anni dalla sua fondazione. Dal 7-8% di due mesi fa all’11-12% di oggi. È anche possibile che la sera del 24 settembre si scopra che in realtà i consensi raccolti dal movimento di estrema destra sono di più: gli elettori sempre più restii a dichiarare un voto del genere sfuggono ai sondaggi. Un silenzio, questo, che ai contendenti di AfD suona come una minaccia.

La co-leader di AfD, Alice Weidel, ha un profilo inedito per un partito islamofobico e xenofobo: liberale, cosmopolita e lesbica dichiarata. AfD porta via voti a un po’ tutti ma, essendo scettica su Europa ed euro, in modo consistente toglie spazio ai liberali, che se avessero un buon risultato potrebbero entrare in una coalizione di governo con l’Unione: infatti, al momento i sondaggi indicano che l’opzione Cdu-Csu più liberali non avrebbe la maggioranza. Weidel si dice convinta che il partito potrebbe superare il 20% e diventare la seconda forza in Parlamento, davanti alla Spd.” Mi hanno regalato dei lumini da cimitero. Temo che serviranno al partito, quando Martin Schulz incasserà domenica prossima il peggior risultato della storia della Spd”.

Slogan a parte, anche se arrivassero solo al 12%, sarebbe un terremoto nel panorama politico tedesco. A Merkel resterebbero (sulla base dei numeri previsti al momento) solo due possibilità: una maggioranza a tre con liberali e verdi oppure una come quella attuale con i socialdemocratici. La prima è complicata da realizzare: verdi e liberali differiscono su molti punti programmatici. La seconda è messa in seria difficoltà proprio dalla forza di AfD. Un risultato dei nazionalisti al di sopra delle attese susciterebbe notevoli critiche a Merkel: l’accusa all’interno del suo stesso sarebbe la solita, quella che la perseguita ormai da anni: essersi spostata troppo a sinistra governando assieme alla Spd, avere lasciato un vuoto a destra colmato da AfD. In secondo luogo, la Grosse Koalition che ha governato negli scorsi quattro anni sarebbe vista come alimenta le ali estreme (anche la sinistra-sinistra della Linke è data sopra al 10%): dunque responsabile della crescita di AfD, l’unico partito, anche tra le opposizioni, che si è opposto all’apertura di Merkel ai rifugiati e ha criticato radicalmente la politica europea di Berlino.

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