Una dottoressa di turno alla guardia medica di Trecastagni, in provincia di Catania, è stata aggredita e violentata questa notte. Autore dello stupro è stato un 26enne italiano, un operaio originario di Santa Venerina e residente nello stesso paese in cui la donna stava prestando servizio, che è stato arrestato dai carabinieri, allertati da un uomo che abita proprio di fronte alla guardia medica.
Secondo le prime ricostruzioni, l’aggressore sarebbe entrato nei locali della guardia medica con la scusa di farsi curare e, dopo aver rotto il telefono fisso dell’ufficio e disattivato il pulsante che fa scattare l’emergenza al 112, ha prima sequestrato e poi violentato più volte la dottoressa, per almeno 2-3 ore. I carabinieri sono stati allertati soltanto quando la donna è riuscita a liberarsi e a gridare, attirando l’attenzione di Sebastiano Crimi, un 53enne che ha subito chiamato le forze dell’ordine. I militari dell’Arma sono arrivati subito sul posto, hanno fatto irruzione nella guardia medica e arrestato l’aggressore che era ancora seminudo. La vittima è stata immediatamente ricoverata nell’ospedale di Acireale per i controlli di rito che hanno accertato la violenza sessuale.
Subito dopo l’accaduto è intervenuto il segretario territoriale della provincia di Catania e coordinatore nazionale della Federazione sindacati indipendenti Fsi-Usae, Calogero Coniglio. «È inconcepibile che ancora oggi, dopo vari appelli, succedano queste cose. Abbiamo sempre chiesto – ha precisato il segretario – che le guardie mediche non venissero collocate in periferia ma al centro, in luoghi illuminati e frequentati». Coniglio ha quindi chiesto un rafforzamento dei controlli in tutti i luoghi dove vengono erogati servizi pubblici, «senza aspettare che prima ci scappi il morto».
Anche il direttore dell’Asp di Catania, l’Azienda sanitaria provinciale, Giuseppe Giammanco, ha espresso vicinanza e solidarietà alla collega vittima della violenza e ha annunciato di aver preso provvedimenti per far costituire l’azienda come parte civile.