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HomeCronaca Woodcock scarica il maggiore Scafarto. Cantone: “Sul caso Consip tante illazioni”

Caso Consip, Woodcock
scarica il maggiore Scafarto
Cantone: "Tante illazioni"

Il Csm interroga procuratori aggiunti

Musti "Mie parole travisate su giornali"

di Fabio Simonelli19 Settembre 2017
19 Settembre 2017

Henry John Woodcock, pm della dda di Napoli, ospite ad un convegno organizzato dall' Universit?? Federico II, 14 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO

Sulla vicenda Consip è intervenuto anche Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione. Ai microfoni di  Radio Capital,  il magistrato non usa mezzi termini per descrivere le rivelazioni attorno all’ inchiesta giudiziaria che coinvolge il padre dell’ex premier Matteo Renzi. «Vedo pochi fatti e tante illazioni» ha detto Cantone. «Per ora c’è un’ipotesi di corruzione per cui Marco Gasparri ha patteggiato e l’imprenditore Alfredo Romeo è in attesa di giudizio. Tutto il resto è frutto di una fuga di notizie, di ricostruzioni giornalistiche» ha chiosato.

Gli interrogatori. Continuano nel frattempo le indiscrezioni sugli interrogatori di Woodcock ai colleghi della Procura di Roma lo scorso 7 luglio. Il pm, indagato per falso e violazione del segreto istruttorio, ha definito «totalmente falsa» la tesi difensiva dell’ufficiale del Noe Scafarto, secondo il quale il magistrato sarebbe stato a conoscenza della fuga di notizie. Woodcock ha aggiunto che Scafarto avrebbe riferito a lui e ad altri magistrati napoletani di essere stato intercettato. Ieri intanto al Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) sono stati sentiti i procuratori aggiunti di Napoli Alfonso D’Avino e Giuseppe Borrelli in merito all’intercettazione tra Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, pubblicata dal Fatto. Il primo ha ribadito come l’inchiesta fosse da affidare a lui e non a Woodcock. D’Avino infatti è a capo del pool che in procurasi occupa di corruzione, mentre a Woodcock sono affidati i casi di criminalità organizzata.  Borrelli invece, ha ribadito che le notizie sarebbero uscite da atti gemelli contenuti in un filone sui casalesi, e non da quello inviato al procuratore di Modena Lucia Musti.

Golpe? Mai detto. Nel frattempo lo stesso procuratore ha aggiustato il tiro dopo le pesanti accuse a Scafarto e al colonello Sergio Di Caprio, noto come Ultimo. Musti ha precisato che «le parole a lei affibbiate non rendono in modo fedele quanto detto al Csm». Una sua nuova convocazione a Roma, adesso pare scontata. In procura sono stati aperti due ulteriori fascicoli per accertare chi abbia fatto uscire gli interrogatori degli indagati al Csm.

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