Il nipote di Pierre Auguste Renoir, Jacques, fotografo e direttore di fotografia cinematografica, è atterrato ieri sera all’aeroporto di Reggio Calabria con una missione: immortalare con la sua reflex i paesaggi del borgo di Capistrano, provincia di Vibo Valentia, dipinti dal nonno due secoli fa.
L’iniziativa è stata promossa dall’ex assessora alla cultura, Mariastella Francolino, ora presidente della Pro Loco, che dagli anni del suo mandato cerca di promuovere il racconto di questo soggiorno attraverso iniziative e contattando gli eredi.
Al pittore impressionista vengono attribuiti gli affreschi della Chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna di Polsi, risalenti al 1881. La vicenda della presenza di Renoir Senior in Calabria fu presentata ai giornali nel 1993, quando il giornalista Michele Garrì ,con un lancio d’agenzia, attirò la curiosità dei suoi colleghi, compreso il critico d’arte Vittorio Sgarbi. In realtà il primo a parlare dell’evento fu lo scrittore Sharo Gambino nel 1966. I capistranesi hanno memoria del soggiorno dell’artista, all’epoca quarantenne, e dei suoi modi garbati, del suo francese elegante con cui appellava tutti “madame et monsieur”.
La vicenda, comunque, ha avuto una rilevanza così grande da esser diventata anche il filo conduttore di un romanzo di Andrea Camilleri, Il cielo rubato. Era inevitabile che, prima o poi, sarebbe arrivata alle orecchie di qualche erede del pittore.
Nel corso della settimana, il fotografo, accompagnato dalla moglie e dal figlio, visiterà i luoghi simbolo del vibonese: le grotte di Zungri, il castello di Pizzo, il museo archeologico di Vibo, La Certosa di Serra, il Lago Angitola e la chiesa dell’Isola di Tropea. Il Renoir del XX secolo (nato nel 1942) a modo proprio, attraverso l’obiettivo, fermerà il tempo su quei paesaggi che il nonno aveva fissato su tela con il pennello. Terrà, inoltre, nella giornata di mercoledì, una lezione di arte fotografica nel cinema per gli alunni del liceo statale Vito Capialbi di Vibo.