Un bombardamento strategico simulato a Seul per lanciare un segnale alla Corea del Nord. Oggi gli Stati Uniti sono scesi in campo, per un’esercitazione, con quattro jet F-35B invisibili e due bombardieri B-1B: affiancati da quattro aerei sudcoreani F-15K, hanno sganciato bombe inerti su Taebaek per poi rientrare nelle loro rispettive basi, in Giappone e Guam.
Gli Usa, però, sono intenzionati a realizzare un ciclo di manovre navali sulla penisola coreana – insieme alla Marina di Seul – il prossimo ottobre. Per questo motivo, nei giorni a venire, invieranno una portaerei e il relativo gruppo d’attacco. Intanto il ministero della Difesa sudcoreano ha fatto sapere che, a fine mese, si terrà anche un’esercitazione congiunta con americani e giapponesi di allerta sui missili.
Sempre il ministero, in un rapporto al Parlamento, ha sostenuto che Pyongyang è «vicina alla fase finale» di sviluppo di un missile balistico intercontinentale (Icbm). La Corea del Nord potrebbe «effettuare provocazioni addizionali strategiche» con ulteriori lanci di missili, così come si fa spazio la possibilità di un settimo test nucleare.
Le esercitazioni, dunque, sono una risposta a quanto accaduto tre giorni fa, quando un missile intermedio è stato lanciato da Kim Jong-un verso l’Oceano Pacifico, sorvolando il Giappone con una traiettoria di 3.700 km. Ma le manovre dei due stati, oltre a respingere le minacce nucleari e missilistiche nordcoreane, hanno testato la interoperatività e la capacità di operazioni combinate.
«Qualsiasi conflitto umano si risolve con il dialogo, cercando di connettersi con l’altro; altrimenti, se si risponde con rabbia, la controparte risponde con più rabbia» ha sostenuto Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama del Tibet che da Palermo ha fatto sentire la sua voce sulla questione. «Non è possibile risolvere i conflitti con l’uso della guerra. Questo è il secolo del dialogo».