“Arrabbiato? Abbastanza. Salvini mi ha detto che non voleva farmi fischiare. Ma è un segnale che devo andarmene via”, così Umberto Bossi al termine del raduno della Lega Nord a Pontida, dove la scena è stata tutta per Matteo Salvini. Il segretario della Lega ha espresso parole di stima per il fondatore del partito, ma per sua stessa decisione il Senatur non ha potuto prendere la parola. Non era mai accaduto.
“Da oggi parte una lunga marcia per cambiare il Paese”, ha affermato il segretario, insieme ad altri messaggi che hanno infiammato la platea: “Quando andremo al Governo, daremo mano libera a uomini e donne delle forze dell’ordine per darci pulizia e sicurezza” ha affermato, annunciando anche l’impegno alla cancellazione delle leggi Fiano e Mancino una volta giunto al governo. Stessa sorte, nelle intenzioni leghiste, toccherebbe alle principali riforme dei precedenti governi: la legge Fornero, il Jobs Act, la Buona Scuola e le norme sull’obbligatorietà dei vaccini.
Il leader del Carroccio, come hanno testimoniato le centinaia di cartoncini agitati dai propri sostenitori, con la scritta “Salvini premier”, si candida dunque senza remore alla guida della coalizione di centrodestra. Ma non è dello stesso avviso Silvio Berlusconi, che dal raduno di Forza Italia a Fiuggi ha espresso un concetto chiaro riferendosi ai leghisti: “Avremo sempre rispetto per le loro idee, ma il centrodestra l’abbiamo fatto noi e abbiamo sempre avuto il leader per realizzare il programma”.
Messaggi poi di un ritrovato spirito europeista: “Siamo molto fieri di essere rappresentanti in Italia della grande famiglia popolare europea. I suoi valori sono i nostri valori. Mi ci ritrovo sino alle virgole”, ha affermato Berlusconi, rivendicando l’appartenenza al Partito Popolare Europeo.