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Referendum in Catalogna,
è guerra fredda con Madrid
perquisizioni a Barcellona

Lettera del governo catalano a Rajoy

ma il governo centrale è pronto a tutto

di Davide Di Bello15 Settembre 2017
15 Settembre 2017

epa05629789 Thousands of people gather under the slogan 'For Democracy, Defend our Institutions' in downtown Barcelona, Catalonia, northeastern Spain, 13 November 2016, in support of a total of 407 Catalonian pro-independence public officials-elect investigated by Spanish courts. The defendants are accused of several offenses including denying to raise the Spanish national flag in city halls, disobeying the Spanish courts or for their role in the referendum on independence on 09 November 2014. EPA/TONI ALBIR

A due settimane ormai dal referendum per l’indipendenza del 1 ottobre, che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato illegale, la spaccatura tra la Catalogna ed il governo centrale di Madrid è sempre più una voragine. Il governo catalano ha inviato una lettera al premier spagnolo Rajoy e a re Filippo VI, firmata dalle massime autorità catalane, il presidente Carlos Puidgemont, il presidente del Parlamento Carme Forcadell ed il sindaco di Barcellona Ada Colau, nella quale viene chiesto a Madrid l’avvio di un dialogo aperto e senza condizioni. “I conflitti politici si risolvono nei sistemi democratici attraverso proposte politiche, risultato di negoziato e dialogo” si legge.

Ma proprio nella giornata di oggi il ministro delle finanze spagnolo Cristobal Montoro ha annunciato un nuovo sistema di controllo sulle spese dell’esecutivo regionale. Il governo centrale spagnolo ha infatti deciso di prendere il controllo dei pagamenti degli stipendi a dipendenti e servizi pubblici della regione, esautorando di fatto sul piano finanziario quello catalano.  La decisione diventerà effettiva nelle prossime 48 ore se la Generalitat non farà retromarcia e riprenderà l’invio del resoconto settimanale della gestione dei fondi, dopo lo stop annunciato ieri dal vicepresidente catalano Oriol Junqueras. Il timore di Madrid è che somme di denaro pubblico vengano dirottate per il referendum sull’indipendenza.

Intanto a Vitoria la polizia ha impedito un comizio per il referendum promulgato dalla leader della sinistra secessionista Anna Gabriel. L’episodio avviene dopo che, nei giorni scorsi, la Guardia Civil spagnola ha rafforzato la propria presenza in Catalogna per impedire la diffusione di materiale propagandistico del referendum. “Il diritto di riunione e la libertà di espressione sono minacciati in Spagna” ha denunciato la Gabriel. Nel pomeriggio gli agenti hanno fatto irruzione in due tipografie di Sant Feliu de Llobregat e di Hospitalet, alla periferia di Barcellona, mentre altre due perquisizioni, apparentemente senza risultati, erano state effettuate in una tipografia di Constantì, vicino a Tarragona, e in un settimanale catalano, El Valles.

“Il governo spagnolo non esclude nulla per impedire il referendum del 1 ottobre” ha affermato il portavoce dell’esecutivo di Madrid Inigo Mendez de Vigo dopo la riunione del consiglio dei ministri, rispondendo a una domanda sulla possibile attivazione dell’articolo 155 della Costituzione, che consente di sospendere le autonomie regionali in caso di comportamenti contro le regole o l’interesse generale.                                       Il presidente catalano Puidgemont  tira dritto, forte dell’appoggio di 600 sindaci sui 947 comuni della regione, ai quali ha chiesto di confermare per il 1 ottobre la disponibilità dei locali usati abitualmente come seggi elettorali. Oltre 7mila volontari si sono già proposti per contribuire all’organizzazione del voto. Barcellona e Madrid sono sempre più sul punto di rottura.

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