Il Commissario europeo Dimitris Avramopoulos, entrando al Consiglio Affari interni dell’Unione Europea, ha commentato la recente richiesta di Germania, Austria, Francia, Danimarca e Norvegia di estendere i controlli alle frontiere interne per la minaccia terroristica. “Credo non ci siano motivi per prolungare i controlli. Penso sia il momento di tornare al normale funzionamento di Schengen”.
Era inizio maggio quando, sotto la pressione degli attacchi terroristici e della recente crisi migratoria, la Commissione Europea aveva ordinato il prolungamento del ripristino delle frontiere interne. La stretta sui confini doveva avere una durata di sei mesi, durante i quali la rigidità delle frontiere interne sarebbe dovuta diminuire gradualmente fino a scomparire del tutto a novembre di quest’anno.
I cinque Paesi citati, però, avevano recentemente chiesto un’ennesima proroga per la minaccia terroristica e oggi è arrivato il parere contrario di Avramopoulos. Immediata la reazione della Germania. “Da qui a novembre c’è tempo. La posizione tedesca è chiara, fino a quando le frontiere esterne non saranno sicure abbastanza, serviranno i controlli a quelle interne”. Così ha commentato il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maiziere arrivando al consiglio Ue. De Maiziere ha precisato che “la decisione non sarà presa oggi”, ed ha espresso scetticismo sull’ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen.
Proprio quest’ultimo punto era stato sollevato ieri da Jean-Claude Juncker che, nel suo discorso annuale sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo, aveva sollecitato l’ingresso dei due Paesi nell’accordo.
Il Presidente della Commissione, dopo aver ringraziato l’Italia “che sui migranti salva l’onore dell’Europa”, ha espresso la sua visione di un’Unione a una sola velocità, in cui i 27 Stati dovranno entrare nell’Euro e nell’area Schengen. “Serve pari opportunità tra gli Stati membri. Est, Ovest, Nord o Sud. L’Europa si allarga dalla Spagna alla Bulgaria e deve respirare con entrambi i polmoni, altrimenti soffoca”.