Un rilancio dell’Europa su più fronti. Compresa una maggiore tutela dell’equa concorrenza negli investimenti esteri. Nel discorso di oggi del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker sullo stato dell’Unione c’è stato spazio anche per la proposta di alcune misure anti-scorrerie. Obiettivo: proteggere le aziende nazionali in caso di acquisizioni estere, creare uno scudo contro le scalate da parte delle potenze economiche asiatiche. Un dibattito avviato nel febbraio scorso da Italia, Germania e Francia. Paesi che oggi, tramite un comunicato congiunto, hanno manifestato soddisfazione per una proposta che si rivela essere «una pietra miliare della politica commerciale Ue».
«Siamo la maggiore destinazione di investimenti stranieri diretti – ha scritto il ministro dello Sviluppo economico italiano Carlo Calenda – siamo fieri di questo e vogliamo consolidare la leadership, ma allo stesso tempo sappiamo che sempre più asset strategici europei possono essere conquistati da Paesi terzi attraverso mezzi scorretti, specialmente in termini di risorse finanziarie. Dobbiamo assicurare una concorrenza equa affinché la nostra industria competa a livello globale». A fargli eco il suo omologo tedesco, Brigitte Zypries: «Siamo molto interessati agli investimenti stranieri quando avvengono a condizioni di mercato, ma dobbiamo evitare che altri Stati traggano vantaggio dalla nostra apertura», mentre il ministro francese Bruno Le Maire si è soffermato sulla necessità di regole commerciali eque, che «ora ci sono».
La prima richiesta trilaterale era arrivata il 12 febbraio, giorno in cui era stata recapitata una lettera congiunta dei tre Paesi alla Commissaria europea Cecilia Malmstroem. Italia, Germania e Francia si erano dette preoccupate delle continue acquisizioni di aziende europee da parte di investitori non europei, soprattutto in campo tecnologico. Una «svendita del know-how europeo» a cui doveva corrispondere una reazione europea. La Commissione si è detta subito «pronta a discutere su nuove proposte complementari», che oggi sembrano più vicine.
Il lancio di misure per il controllo degli investimenti esteri rimane comunque un ambito di competenza nazionale. In caso di scalata sospetta, dunque, l’ultima mossa spetterà agli stati membri. Ma l’avvio di una discussione europea e la proposta di alcune misure anti-scalata comuni permetteranno ai singoli Stati di disporre di un ulteriore strumento di pressione: la richiesta di opinioni a Bruxelles sui singoli investimenti sotto esame.