Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha imposto all’unanimità nuove sanzioni alla Corea del Nord, in risposta al test nucleare sotterraneo del 3 settembre scorso, durante il quale il regime di Pyongyang ha fatto esplodere una bomba all’idrogeno. Per il voto unanime sul pacchetto di misure, però, gli Stati Uniti hanno dovuto raggiungere un compromesso con la Cina, storico alleato dei Kim nonché principale partner commerciale della Corea del Nord.
Il risultato che ne è scaturito sono una serie di misure sì severe, ma annacquate rispetto a quelle ipotizzate in origine. Viene così messo il bando alle esportazioni tessili del regime nordcoreano, e viene sancito anche il divieto alle esportazioni di petrolio e gas naturale verso il Paese, fatta eccezione per una quantità da impiegare per il sostentamento della popolazione. E proprio in questo sta l’alleggerimento delle disposizioni originali.
Nel testo licenziato dal Consiglio si legge infatti che è consentita la “fornitura, il trasferimento o la vendita a Pyongyang di tutti i derivati del petrolio sino a 500 mila barili per un periodo di tre mesi a partire dal primo ottobre, e sino a 2 milioni di barili all’anno a partire dal primo gennaio 2018”. Questo “a condizione che siano impiegati esclusivamente per il sostentamento della popolazione e che non generino profitti da investire nei programmi nucleari o balistici”.
Certo resterà da verificare se il regime impiegherà effettivamente queste risorse per i fini specificati nel documento. Sul fronte dei numeri l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, ha sottolineato come queste nuove sanzioni adottate taglieranno anche le ultime esportazioni significative del regime, portando a oltre il 90% l’export bandito il cui valore, nel 2016, era pari a 2,7 miliardi di dollari. Un colpo che, sulla carta, risulta essere molto duro per l’economia pianificata nordcoreana.
Sul fronte cinese invece, l’agenzia Nuova Cina riferisce che il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha definito le misure “necessarie”. Tuttavia Pechino ha ribadito la sua opposizione al dispiegamento dei sistemi antimissile Thaad in Corea del Sud, sottolineando come la crisi debba essere risolta in maniera pacifica.
Ed anche gli Usa, su questo aspetto, hanno mostrato piena disponibilità, secondo quanto affermato dalla stessa Haley: “La Corea del Nord non ha ancora passato il punto di non ritorno” ha precisato, sostenendo che “gli Usa non cercano la guerra con Pyongyang”.