La Catalogna compie un altro passo in avanti verso l’indipendenza. Il Parlamento regionale ha approvato ieri notte la “legge di rottura”, o per meglio dire, di transizione. Il testo contiene disposizioni che disciplineranno il passaggio verso la nuova Repubblica di Catalogna nel caso in cui nel referendum che si terrà il 1° ottobre vinceranno i Sì all’indipendenza. Ma la strada è in salita, visto che il Tribunale Costituzionale spagnolo ha oggi sospeso la legge che istituisce la consultazione approvata l’altro ieri notte.
Che cosa prevede la legge di rottura
La legge di rottura funzionerà da legge fondamentale fino alla promulgazione di una nuova Costituzione. Prevede le seguenti misure nel caso in cui gli indipendentisti vincano il referendum:
- Tre fasi politiche. La prima porrà le basi per la fondazione della Repubblica. Nella seconda sarà convocata l’Assemblea Costituente. Infine, nella terza sarà indetta una consultazione popolare per approvare o rifiutare la nuova Costituzione;
- Istituzione del nuovo Tribunale Supremo di Catalogna, che sostituisce il Tribunale Superiore di Giustizia di Catalogna, e della Sala Superiore di Garanzie, che funzionerà da Tribunale Costituzionale al posto di quello spagnolo.
- Il potere esecutivo e quello giudiziario non saranno completamente indipendenti l’uno dall’altro. Nel Parlamento esisterà una commissione mista tra Governo e Tribunale Supremo. Il presidente di quest’ultimo sarà nominato solo dal presidente della Catalogna. Solo il Tribunale Supremo potrà mettere in stato d’accusa il presidente del Paese. Inoltre, i membri del Governo avranno l’impunità e potranno essere imputati solo se colti in flagranza di delitto.
La sospensione della legge istitutiva del referendum
Nel frattempo, sempre oggi il Tribunale Costituzionale spagnolo ha sospeso in forma cautelativa la legge che istituisce la consultazione per l’indipendenza della Catalogna. E nell’ordinanza ammonisce tutti i sindaci, le alte cariche e i media della regione di rispettare la sentenza. Tutti loro rischiano sanzioni penali nel caso non la intendano eseguire.
Il governo di Mariano Rajoy comunque non si accontenta. E ha chiesto al Tribunale di annullare del tutto la legge sul referendum. La partita è dunque ancora molto aperta e un ruolo fondamentale sarà quello giocato dai 947 sindaci catalani, che dovranno fornire i locali per l’eventuale consultazione referendaria. Alcuni Comuni a guida “Unionista” hanno già fatto sapere che non collaboreranno, mentre è ancora incerta la posizione del sindaco di Barcellona Ada Colau, eletta con Podemos.