“La situazione era abominevole qualche anno fa e da allora non ho letto in nessun rapporto che sia migliorata”. È la replica con cui la commissaria europea al commercio Cecilia Malmstroem risponde alla lettera che Medici Senza Frontiere ha rivolto ai governi Ue, per denunciare il ‘business del dolore’ alimentato dai flussi migratori in Libia.
“I governi europei stanno alimentando il business della sofferenza della Libia”. Un attacco senza mezzi termini quello scritto nero su bianco dalla presidente internazionale di Msf Joanne Liu e rivolto alle politiche attuate in Libia per fermare i flussi migratori. Le dure parole sono contenute in una lettera aperta indirizzata ai 28 governi europei. L’Europa riconosce che in Libia i centri d’accoglienza “sono prigioni, con condizioni atroci”, e per questo intende “lavorare sul posto con l’Oim e l’Unhcr”, ha detto Malmstroem.
“La detenzione di migranti e rifugiati in Libia è legata a sequestri, torture ed estorsioni. La gente è trattata come una merce da sfruttare. Le persone sono stipate in stanze, buie, luride, senza alcuna ventilazione e costrette a vivere una sull’altra” scrive la commissaria Ue. E i governi europei non possono riportarli indietro in Libia. Ecco cosa chiede Msf ai governi dei 28 Paesi europei: invece dei finanziamenti per bloccare le rotte, siano aperte “vie per l’attraversamento sicuro e legale delle frontiere”.