Confermato dall’esercito siriano il raid aereo israeliano annunciato dai media nelle prime ore di questa mattina. Quattro caccia dello Stato Ebraico hanno attaccato due siti militari siriani nei pressi di Masyaf, nella regione di Hama, 200 chilometri da Damasco. I due impianti, secondo quanto riportato dall’Osservatorio per diritti umani (ONDUS), sono il “Centro statale di studi e ricerche” e la base militare annessa. Due soldati sarebbero rimasti uccisi, come si apprende da un comunicato della Sana (Syrian Arab News Agency). Fonti indipendenti arrivano fino a sette vittime. Tace ancora Gerusalemme.
L’attacco arriva in concomitanza con l’esercitazione militare israeliana al confine tra Libano e Siria, la più grande degli ultimi vent’anni. I missili sono arrivati dal Libano ed erano diretti volutamente al centro scientifico. Al suo interno l’esercito siriano sviluppava armi biologiche, chimiche e nucleari, vi si trovavano dislocati, inoltre, molti missili a corto raggio. L’azione viene compiuta a poche ore dalla condanna ricevuta dall’ONU del presidente siriano Assad, causata dall’utilizzo sistematico di gas sarin negli attacchi dell’esercito siriano. Gas prodotto anche all’interno del centro colpito da Israele.
Si tratta del primo raid dopo gli accordi dello scorso maggio sulle zone di de-escalation nella guerra siriana. La regione di Hama fa parte del secondo dei quattro spazi considerati “safe”, perché abitata da 180.000 civili. Le tempistiche dell’attacco, che segue alcune significative vittorie contro l’Isis, infervorano i media: «Mostra il sostegno di Israele ai terroristi». Si attendono pericolose ripercussioni.