«Mi candido io, quindi vincerò io». A sparigliare le carte del vorticoso panorama delle elezioni siciliane del prossimo 5 novembre ci pensa Vittorio Sgarbi, che si presenta come candidato alla Regione con il suo movimento Rinascimento, sostenuto dai “Moderati in rivoluzione” di Giampiero Samorì.
Sgarbi annuncia di aver già avuto colloqui con esponenti e funzionari di numerosi comuni siciliani, nonché personalità dei ceti medi e produttivi, della cultura e del mondo dell’imprenditoria, che avrebbero già aderito ad un programma che nelle linee guida trova i propri riferimenti in Sturzo ed Einaudi.
Le ambizioni del critico d’arte non sono mai state un mistero: «Le elezioni siciliane sono il ponte verso l’Italia. Se io attraverso il ponte, entro in Italia. Sono conosciuto da 4 milioni di siciliani, ho un milione e 800 mila seguaci su Facebook e 24 mila numeri sulla rubrica del telefono».
Palazzo d’Orleans rappresenta dunque il trampolino dal quale, nelle intenzioni, l’ex assessore ai Beni Culturali vuole tornare alla ribalta. Intanto i sondaggi danno il centrodestra come favorito al 33% e il centro sinistra al 20% . Ma i numeri sembrano non preoccupare il critico: «Valgo più di Alfano, Salvini, Meloni e Crocetta. Se faccio il 3% in Sicilia vuol dire che il dato avrà valore nazionale».
E poiché le mezze misure non rientrano nel vocabolario del candidato neo residente a Enna, Sgarbi aggiunge: «Gianfranco Micciché ha adombrato il mio ritiro in cambio dell’assessorato alla Cultura. Musumeci mi ha proposto una delegazione parlamentare. Ma se tu hai davanti Ludovico Ariosto non lo puoi nascondere dietro Aldo Nove. È come se Andreotti avesse fatto il vice premier di Almirante. Scherziamo? La solitudine è il mio orgoglio».
Anche tra i nomi dei componenti della lista Rinascimento non mancano figure di spicco: l’archeologo Valerio Massimo Manfredi, l’ex poliziotto del Sisde Bruno Contrada e l’ex generale dei Carabinieri Mario Mori. E se Rinascimento riuscirà a varcare le soglie del Parlamentino, Sgarbi annuncia: «Non avrò alcun problema a mettermi o con Musumeci o con Grillo».