Dieci anni fa, il 6 settembre del 2007, Luciano Pavarotti chiudeva per sempre il sipario. Il tenore lirico morì a 71 anni nella sua villa a Santa Maria di Mugnano, dopo giorni di agonia nel Centro oncologico del Policlinico di Pesaro. A sconfiggere il maestro fu infatti un tumore al pancreas.
Il ricordo della Rai. In occasione del decimo anniversario il mondo e l’Italia ricordano una delle voci più belle del ventunesimo secolo. La Rai gli rende stasera omaggio con la serata evento Pavarotti-Un’emozione senza fine. Dall’arena di Verona Carlo Conti condurrà la trasmissione, che vedrà ospiti di fama internazionale: da Plàcido Domingo e José Carreras, che con Pavarotti formavano i famosi Tre Tenori, ai giovani talenti Francesco Meli e Vittorio Grigolo.
L’omaggio di Pesaro: “Lido Luciano Pavarotti”. Il capoluogo marchigiano ha deciso di intitolare al tenore un tratto di spiaggia a Baia Flaminia. Pesaro rappresentava uno dei tanti amori di Big Luciano: una città dove il maestro aveva una villa e trascorreva le estati o periodi di riposo e studio. “L’intitolazione è un segno di riconoscenza e sottolinea il fortissimo legame tra il Maestro e la città”, ha dichiarato il sindaco Matteo Ricci.
La morte di Big Luciano, chiamato così per la sua corpulenza e la sua estensione vocale, rappresentò un grave lutto per la lirica internazionale. Dopo Enrico Caruso e Maria Callas, Pavarotti è uno dei pilastri della musica contemporanea, rompendo barriere e classificazioni tradizionali.
Sono celebri infatti i 33 concerti dei Tre Tenori insieme a Placido Domingo e Josè Carreras e le manifestazioni canore di “Pavarotti & Friends”. Dal 1990 al 2003 il tenore modenese raggiunse la fama mondiale, grazie anche alle sue campagne umanitarie e alle sue collaborazioni con star internazionali del pop e del rock.
A documentare la straordinaria carriera del maestro sono i numeri: dalle folle oceaniche ai suoi concerti con 330 mila spettatori ad Hyde Park, Londra, nel 1991; agli oltre 100 milioni di copie vendute.
«Resto sempre incredula nello scoprire quanto Luciano fosse non solo amato per la sua voce, il suo modo di trasmettere l’opera al mondo, ma per la sua persona. Per la sua capacità contagiosa di far apprezzare le cose belle della vita, lo scoprire sempre il lato bello delle persone, di tutte, indipendentemente da chi fossero e da dove venissero», ha ricordato la vedova di Pavarotti Antonella Mantovani, che ha accompagnato il calvario del maestro fino alla sua morte.