Il contenzioso tra Intel e Commissione Europea torna in tribunale. A quasi dieci anni dall’inizio della causa, la storia della maxi multa resta ancora aperta.
Oggi, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha annullato la sentenza del Tribunale che aveva confermato l’ammenda di 1,06 miliardi di euro inflitta all’azienda dalla Commissione. Intel era stata accusata di abuso di posizione dominante nel mercato dei processori e di violazione delle regole di concorrenza dell’Unione Europea.
La Commissione aveva multato la produttrice di dispositivi a semiconduttore nel 2009. Secondo l’antitrust europeo, l’abuso veniva compiuto attraverso diverse misure nei confronti dei clienti produttori di computer e di Media-Saturn-Holding, rivenditore europeo di apparecchiature microelettroniche.
Intel aveva, infatti, applicato a quattro produttori di computer (Lenovo, HP, NEC e Dell) convenienti sconti a condizione che questi ultimi si rifornissero esclusivamente presso di lei. Inoltre, l’azienda aveva stabilito pagamenti a Media-Saturn-Holding a patto che quest’ultima vendesse solo PC dotati di processori Intel. Secondo la Commissione Europea questi sconti e pagamenti distorcevano la concorrenza garantendo la fedeltà dei produttori e della Madia-Saturn alla Intel.
A seguito del provvedimento, Intel aveva fatto ricorso al Tribunale dell’Unione Europea chiedendo l’annullamento della decisione della Commissione o una sostanziale riduzione dell’ammenda. Nel 2014, però, il Tribunale respinse interamente il ricorso confermando la multa.
L’azienda fece così nuovamente ricorso impugnando anche la decisione del Tribunale perché “avrebbe commesso un errore di diritto non esaminando gli sconti controversi alla luce di tutte le circostanze della fattispecie”.
Ed oggi la Corte ha accolto l’argomentazione di Intel rinviando al Tribunale comunitario il riesame della decisione. Secondo la Corte il Tribunale era tenuto ad esaminare tutti gli argomenti formulati dall’azienda, in particolare quelli sul test AEC (as efficient competitor test) che è proprio lo strumento utilizzato dalla Commissione Europea per valutare l’abuso.