Una condanna alle fake news e alla campagna di disinformazione. Risuonano forte le ultime dichiarazioni della leader birmana, Aung San Suu Kyi, secondo la quale questi fattori non fanno altro che incrementare la crisi che sta attraversando il suo Paese – secondo le stime dell’Onu più di 125.000 persone, musulmani della minoranza Rohingya, si sono rifugiati nel Bangladesh. Inoltre il premio Nobel, da quanto emerge in un comunicato, ha riferito telefonicamente al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che il suo governo sta difendendo tutti i cittadini nello stato occidentale del Rakhine.
A proposito di false notizie, San Suu Kyi ha aggiunto che il vice primo ministro del governo birmano, Mehmet Şimşek, ne è stato vittima: l’occasione è stata la pubblicazione di alcune fotografie su Twitter – poi rimosse – che presumibilmente mostravano musulmani Rohingya morti, i quali, però, non erano collegati alla crisi in corso. Questo tipo di disinformazione, per la leader birmana, aiuta a promuovere gli interessi dei terroristi, ovvero i ribelli Rohingya i cui attacchi alla polizia di frontiera lo scorso 25 agosto hanno provocato il più recente giro di vite militare, oltre ai flussi di rifugiati.
Intanto un’imbarcazione che trasportava una trentina di musulmani Rohingya diretti verso il Bangladesh si è rovesciata poche ore fa nella Baia del Bengala. Le vittime, secondo un primo bilancio fatto dalla tv Channel 24 a Dacca, sono cinque. La polizia bengalese ha da subito affermato che le persone stavano scappando dalla Birmania, come del resto stanno facendo migliaia di uomini, donne e bambini perseguitati dall’esercito e dalla polizia. Alcuni testimoni oculari residenti sull’isola di Shah Porir hanno sostenuto che il barcone si sarebbe capovolto intorno alla mezzanotte. Mujubur Rahman, uno dei soccorritori, ha ipotizzato che il numero di morti potrebbe salire.