Tutto da rifare: il processo d’appello per la strage del rapido 904 deve ricominciare da zero. Il procedimento giudiziario, che vede come unico imputato Totò Riina, subisce un nuovo stop a causa del prossimo pensionamento del giudice Salvatore Giardina, presidente della Corte di Appello incaricata di esaminare il caso. Lo stesso Riina fu prosciolto in secondo grado dal Tribunale di Firenze nel 2015 dall’accusa di essere il mandante della “Strage di Natale”.
Sono passati quasi 33 anni dalle 19:08 del 23 dicembre 1984 quando il 904, treno partito da Napoli e con destinazione Milano, fu squarciato da una bomba esplosa mentre il convoglio era a metà del traforo tosco-emiliano del Grande Appenino. Rimasero ferite 287 persone e l’esplosione costò la vita a 16 viaggiatori.
La motivazione che spinse il Capo dei capi e boss di Cosa Nostra ad attaccare un convoglio passeggeri, pieno a causa del periodo natalizio, fu il tentativo di distogliere l’attenzione delle forze di sicurezza dello Stato dal malaffare e dalla dilagante criminalità organizzata, puntandole sul vero ed unico (a loro dire) pericolo per la popolazione: il terrorismo.
Nelle indagini che seguirono all’attacco, emersero diversi legami inquietanti fra le varie associazioni criminose, in un lungo filo unico che collegava P2, Banda della Magliana, camorra napoletana, Cosa Nostra ed il terrorismo eversivo neofascista.