Quindici minuti di pestaggio nella piazza centrale di Alatri. Emanuele Morganti è stato travolto da una raffica di pugni, calci, schiaffi. Colpi sferrati con tale violenza da sfigurarlo e da provocare lesioni ed ecchimosi soprattutto in testa, dove poi è arrivato il colpo mortale, probabilmente con un tubolare d’acciaio, come aveva spiegato il procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco. Così è stato ucciso il ventenne di Tecchiena, massacrato di botte all’esterno di un locale nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo, stando almeno a quanto evidenziato dall’autopsia. L’esame effettuato nell’istituto di medicina legale della Sapienza ricalca di fatto quanto emerso da una prima analisi esterna sul corpo di Morganti. La vittima avrebbe riportato anche numerose lesioni agli arti, mentre non è emerso nessun segno di difesa. Sull’arma del delitto il cerchio si restringe alla chiave in ferro di quelle utilizzate per togliere i bulloni alle ruote delle auto, che impugnava Paolo Palmisani, e al manganello, trovato poi nell’auto del buttafuori Damiano Bruni. Un manganello su cui vi era un’incisione: “Boia chi molla”.
Un omicidio brutale, su cui continuano le polemiche per la scarcerazione di uno dei due fermati, Mario Castagnacci, avvenuta poche ore prima della notte del delitto. Il consigliere laico del Csm Pierantonio Zanettin ha infatti chiesto l’apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che venerdì mattina ha disposto la liberazione del ragazzo, nonostante fosse stato fermato il giorno prima perché in possesso di numerose dosi di droga in un appartamento al Pigneto e fosse recidivo. E sul comportamento del giudice del Tribunale di Roma vuole vederci chiaro anche il ministero della Giustizia. Il ministro Andrea Orlando ha infatti dichiarato di aver “predisposto accertamenti per verificare se ci sono i presupposti per l’invio degli ispettori, come si fa sempre quando c’è un elemento di presunta abnormità”. Questa mattina a Regina Coeli verranno ascoltati i due fermati Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Gli interrogatori si terranno per rogatoria, perché i due sono stati scovati a Roma, e gli atti saranno poi trasmessi alla magistratura di Frosinone, responsabile delle indagini. Entrambi rispondono di omicidio volontario e hanno precedenti legati al traffico e spaccio.