Centinaia di civili uccisi durante i bombardamenti degli ultimi mesi a Mosul, questo il preoccupante rapporto giunto da Amnesty International sulle azioni della coalizione anti-Isis in Iraq. L’esercito a guida Usa, alleato con gli ufficiali iracheni, avrebbe adottato dallo scorso dicembre una «preoccupante tendenza a realizzare attacchi aerei incuranti della situazione dei civili». L’ultimo dei quali il 17 marzo, nel quartiere di Jadida, avrebbe portato a più di 150 morti, abbattendo abitazioni con intere famiglie all’interno.
Da mesi, voci provenienti dai testimoni degli attacchi accusavano la coalizione di non aver preso le necessarie precauzioni per preservare i civili, ancora bloccati in città. Il governo iracheno ha, da tempo, invitato i cittadini di Mosul a restare nelle loro case in attesa di essere raggiunti dai soccorsi. Questo per frenare la tendenza auto-distruttiva di coloro che, in fuga, venivano spesso intercettati da miliziani Isis o morivano durante raid in zone non sicure.
Dopo Jadida, nonostante le rassicurazioni del segretario della difesa James Mattis secondo cui «non esiste una forza militare al mondo che sia più attenta di quella americana alle morti civili», il Pentagono ha aperto un’inchiesta sui raid aerei realizzati a Mosul. Hindi Amir Ahmad, 23 anni, ha perso undici parenti durante quell’attacco, come riferisce a Bbc.com. «La casa ci è crollata addosso, letteralmente – dice, in un quartiere in cui non erano nemmeno rimasti combattenti dello Stato Islamico – la coalizione ha davvero pensato a come proteggerci durante questa guerra? A me sembra di no».
Donatella Rovera, che si occupa per Amnesty dell’indagine sulle azioni militari a Mosul, sostiene un grave fallimento da parte della coalizione nella protezione dei civili, a giudicare dai numeri delle perdite. «Raid aerei immotivati e sproporzionati violano la legge umanitaria internazionale e possono costituire crimini di guerra».
L’indagine del governo iracheno su Jadida per ora differisce dai risultati Amnesty: non ci sarebbero segni di attacchi aerei, quanto più i resti della detonazione di un enorme veicolo-trappola. Questo lascerebbe i “meriti” dell’azione ai jihadisti, scagionando la coalizione. Cifre più precise sono state richieste, ma non fornite. Il primo ministro iracheno al Abadi ha, però, denunciato a gran voce «tentativi di disinformazione» da parte dell’Amnesty.