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HomeCronaca Taxi, arriva il secondo atto della rivolta

Tassisti di nuovo in guerra
secondo atto della protesta
un mese dopo le promesse

I driver lamentano il mancato impegno

di un regolamento contro gli abusivi

di William Valentini22 Marzo 2017
22 Marzo 2017

Alcuni taxi all'uscita della stazione Termini a Roma, 22 febbraio 2017. ANSA / ETTORE FERRARI

È direttamente la sindaca Raggi a buttare acqua sull’incendio che domani giovedì 23 rischia di congestionare la città eterna: “Lancio un appello al senso di responsabilità dei tassisti romani, affinché Roma non viva paralisi e i servizi minimi vengano garantiti”. La paura di tutti è rivivere le giornate di tensione di un mese fa, quando gruppi di tassisti avevano dato luogo a una giornata di forte tensione, sfociata con i danneggiamenti al Nazareno, davanti alla sede del Partito Democratico. Allora, tante polemiche investirono Raggi che twittò anche frasi di solidarietà con la piazza: “basta riforme calate dall’alto. Stop emendamento Lanzillotta. Noi al fianco dei tassisti. Tra poco in piazza con loro”. Molto è cambiato in un mese. Ora però la prima cittadina non può permettersi uno sciopero nazionale nel periodo delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario degli accordi su Roma.

La ragione della protesta nazionale di giovedì è la mancanza di regolamentazione nel trasporto pubblico che gli operatori si aspettavano. Una indecisione percepita dai tassisti più come sanatoria pro-Uber, che come precisa strategia. La latitanza delle istituzioni esaspera gli interessati: un mese fa il governo si era impegnato a presentare un decreto legislativo e un decreto interministeriale volti a limitare l’esplosione del fenomeno dell’abusivismo nel servizio taxi e di noleggio con conducente. L’emendamento osteggiato dai tassisti e contenuto nel decreto “Milleproroghe” prevede di allungare di un anno il tempo che il ministero dei Trasporti ha per emanare un nuovo regolamento sul trasporto che avrà l’obiettivo di combattere i tassisti abusivi. Troppo tardi per i tassisti: “Ancora una volta siamo stati umiliati il governo non è stato in grado di fornire alcun tipo di risposta a delle semplici domande, nascondendosi dietro la sovranità del parlamento”.

Nel frattempo il governo e Uber cerca di riaprire un canale di dialogo con le associazioni di categoria. Il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini ha dichiarato al Corriere che «una regolamentazione risoluta del settore è indispensabile», senza però spiegare la sorte dell’emendamento contestato.

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