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HomeEsteri Accordo Ue-Turchia sui migranti, denuncia di Amnesty

Un anno dall'accordo
Ue-Turchia sui migranti
La denuncia di Amnesty

"Macchia sulla coscienza europea"

Save the children presenta il rapporto

di Giulia Torlone17 Marzo 2017
17 Marzo 2017

epa05296248 Children refugees, mostly from Syria and Afghanistan, who live at the Elaiona and Schistos reception facilities are guided on the ancient Acropolis Hill in Athens, Greece, 09 May 2016, by Greek Culture Minister Aristidis Baltas, in a gesture to mark Europe Day. Around 100 refugees were shown around the site and then given a tour of the Acropolis Museum. The aim of the visit is to raise international sensitivity to the crucial issue of the refugee crisis. EPA/ALEXANDROS BELTES

Era il 18 marzo 2016 quando l’Unione Europea e la Turchia firmarono l’accordo sui migranti, entrato in vigore due giorni dopo. Alla vigilia del primo anniversario, Amnesty International ha parlato di “una vergognosa macchia sulla coscienza collettiva dell’Europa”, che ha causato la sofferenza di migliaia di migranti e rifugiati. L’accordo, finalizzato al rinvio dei richiedenti asilo in Turchia e fondato sulla premessa che la Turchia sia un Paese sicuro per loro, per Amnesty non ha raggiunto gli obiettivi che si era dato ma ha lasciato migliaia di persone in condizioni squallide e insalubri sulle isole della Grecia.

Dure le parole di John Dalhusein, direttore per l’Europa di Amnesty, che dichiara: “Un anno fa, le isole greche sono state trasformate in campi di sosta e le coste europee da luogo di rifugio sono diventate luogo di pericolo. A un anno di distanza, migliaia di persone restano bloccate in un limbo rischioso, disperato e apparentemente senza fine”. La Turchia, sulla carta un Paese sicuro, alla prova dei fatti non lo è; per questo motivo i tribunali greci hanno bloccato il ritorno dei richiedenti asilo siriani in Turchia. In altri casi invece, secondo un monitoraggio condotto da Amnesty International, alcuni richiedenti asilo provenienti dalla Siria sono stati rinviati con la forza in Turchia in violazione del diritto internazionale, senza neanche avere accesso alla procedura d’asilo e senza poter contestare la decisione.

A fare da eco ad Amnesty c’è Save the Children, che denuncia l’aumento allarmante dei casi di autolesionismo e tentativo di suicidio, aggressività, ansia e depressione tra i bambini migranti e rifugiati a causa del degrado progressivo delle condizioni sulle isole greche, dove sono trattenuti circa 13.200 richiedenti asilo in condizioni disumane. Con il rapporto “Tra autolesionismo e depressione – L’impatto devastante dell’accordo UE-Turchia sui bambini migranti e rifugiati”, l’Organizzazione internazionale, dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti, descrive le atroci condizioni in cui l’Europa ha costretto migliaia di famiglie e più di 5.000 bambini, rinchiusi in strutture diventate di fatto veri e propri centri di detenzione a seguito dell’applicazione dell’accordo UE-Turchia nel marzo 2016. “È inaccettabile che nonostante conseguenze di così grave entità sulla vita dei bambini, questo accordo venga indicato dall’Europa come un modello da seguire per la cooperazione con altri paesi di transito quali la Libia o l’Egitto” si legge sul sito di Save the Children.  Il nuovo rapporto diffuso ieri, sottolinea la gravità delle evidenti conseguenze sulla salute mentale e il benessere generale dei bambini. Alcuni di loro, anche di 12 anni, hanno tentato il suicidio generando anche un meccanismo di emulazione tra i loro coetanei. Save the Children chiede all’Unione Europea e al Governo greco di intraprendere azioni immediate per porre fine alla detenzione illegale e ingiustificata di migranti e rifugiati; di decongestionare le isole trasferendo bambini e famiglie in contesti sicuri; di creare strutture di accoglienza adatte per i 2.100 minori non accompagnati particolarmente vulnerabili, e di trasferire i bambini con problemi di salute mentale in strutture dove possano ricevere cure e assistenza specifiche.

LA SCHEDA – L’accordo sui migranti UE-Turchia 

  1. Respingimento dei migranti in Turchia. I migranti e i profughi sulla rotta balcanica saranno rimandati in Turchia se non presenteranno domanda d’asilo presso le autorità greche. Per rispettare le leggi internazionali, i migranti saranno “registrati senza indugi e le richieste d’asilo saranno esaminate individualmente dalle autorità greche”. Chi non vorrà essere registrato e chi vedrà respinta la sua domanda tornerà in Turchia. Tutti i costi saranno coperti dalla Unione europea. L’UE inoltre “accetta l’impegno di Ankara che i migranti tornati in Turchia verranno protetti in base agli standard internazionali”.

  2. Canali umanitari. Per ogni profugo siriano che viene rimandato in Turchia dalle isole greche un altro siriano verrà trasferito dalla Turchia all’UE attraverso dei canali umanitari. Donne e bambini avranno la precedenza in base ai “criteri di vulnerabilità stabiliti dall’Onu”. La priorità sarà assicurata anche a coloro che non sono già stati deportati dalla Grecia. Rimane in piedi inoltre il piano di ricollocamento dei richiedenti asilo dall’Italia e dalla Grecia, che finora non è mai decollato.

  3. Liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi. La Turchia chiede la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi a partire dal 1 giugno 2016.

  4. Aiuti economici alla Turchia. L’UE accelera il versamento di tre miliardi di euro di aiuti alla Turchia per la gestione dei campi profughi.

  5. L’adesione della Turchia all’Unione europea. L’Unione europea “si preparerà a decidere l’apertura di nuovi capitoli” sull’adesione della Turchia all’UE fermo da tempo, “non appena possibile”.

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